Finanza Notizie Italia Atlantia, boom di rumor. Benetton rinunceranno ad Autostrade? Destino appeso a decreto Milleproroghe

Atlantia, boom di rumor. Benetton rinunceranno ad Autostrade? Destino appeso a decreto Milleproroghe

17 Febbraio 2020 11:54

Il cda di Atlantia si è concluso con un nulla di fatto. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, il consiglio di amministrazione, convocato ieri, non avrebbe neanche discusso i rapporti con il governo e, di conseguenza, come sbrogliare la matassa Autostrade. Oggi sono in primo piano i rumor riportati da un articolo de ‘Il Fatto Quotidiano’, secondo cui ormai, rassegnati alla revoca che sarebbe stata decisa dall’esecutivo giallo-rosso, i Benetton avrebbero chiesto ad Atlantia di mettere sul mercato ASPI, ovvero Autostrade. Le indiscrezioni che provengono dal mondo della stampa sono tuttavia contraddittorie, tant’è che si legge in più parti che, sebbene le trattative con il governo siano state bloccate, la revoca sarebbe stata ormai accantonata. Dunque? Così si legge nella nota di Equita

“Le trattative col governo sarebbero ancora bloccate, ma la revoca sarebbe accantonata. Secondo il Sole, il cda di Atlantia convocato ieri, non avrebbe discusso il tema dei rapporti col governo. Il cda sarà riconvocato dopo l’approvazione del decreto milleproroghe e dovrà valutare come muoversi, soprattutto se non sarà modificata la struttura attuale del decreto, come sembra probabile se il governo chiederà il voto di fiducia”.

Equita continua:

“Rimarrebbe come ipotesi per Atlantia la possibilità della risoluzione del contratto, unico strumento per provare a far valere le proprie ragioni. Sul tema dell’apertura del capitale di ASPI a terzi, secondo Repubblica sarebbero numerosi i soggetti interessati, oltre a CDP ed F2i ci sarebbe anche il fondo australiano Macquarie. Il problema principale sarebbe quello di avere un sistema tariffario chiaro che consenta di stabilire un valore certo per ASPI. Secondo il Messaggero non ci sarebbe ancora l’accordo con il governo, perché seppure la possibilità della revoca sia accantonata, Atlantia chiede la modifica del milleproroghe, ma fino ad ora non ci sarebbero aperture da parte del governo. Anche Il Fatto sottolinea che la revoca potrebbe causare un lungo contenzioso e quindi l’unica soluzione per fare uscire il governo dallo stallo è che Atlantia venda il controllo di ASPI. Una soluzione con l’entrata di CDP o F2I in ASPI secondo meccanismi di mercato sarebbe positiva perché eviterebbe lo scenario di revoca della concessione. Nel caso di cessione del controllo di ASPI andrebbero trovati assets alternativi, considerando che la concessione di ASPI ha una duration di 19 anni”.

Ma cosa ha scritto esattamente il Fatto Quotidiano?

“FONTI ben informate e vicine al dossier confermano che la famiglia trevigiana si sarebbe decisa a spingere la holding Atlantia a mettere sul mercato una quota rilevante di Autostrade per l’Italia (Aspi). E questo perché quello che è tuttora l’azionista di maggioranza del governo, il Movimento 5 Stelle, non ne vuole sapere di lasciare la concessione a un’azienda che custodiva un ponte che si è sbriciolato, con le sue 43 vittime. Dopo mesi di trattative e bracci di ferro che non hanno portato risultati, Atlantia sarebbe intenzionata a vendere parte del suo business più redditizio. La holding controlla l’88% della concessionaria e potrebbe mettere sul mercato una cifra non superiore al 50%”. Stando alle indiscrezioni de Il Fatto “l’ultima ipotesi risale a poche settimane fa ed era stata fatta ventilare proprio da Autostrade al ministero delle Infrastrutture, guidato da Paola De Micheli (Pd). Una proposta di accordo transattivo per chiudere la ferita aperta dal Morandi facendo acquistare dallo Stato – per il tramite della Cdp – il 49% del capitale di Aspi. Un acquisto che, se prendessimo la valutazione complessiva con cui, nel 2017, il fondo statale cinese Silk Road ha rilevato il 5% del capitale di Autostrade, costerebbe allo Stato circa 5,5 miliardi, una cifra enorme, che però potrebbe essere più bassa nel caso concreto che la concessione venga in qualche modo rivista aumentando la manutenzione e gli investimenti non remunerati in tariffa. Anche così, però, resterebbe una cifra a nove zeri. L’ipotesi sarebbe stata scartata, anche perché politicamente insostenibile per il premier Conte (contrario a un impegno così gravoso per la società pubblica) e soprattutto indigeribile per i 5 Stelle”.

Tutto fermo in attesa del Decreto Milleproroghe, dunque?

A far drizzare le antenne ai vertici di Autostrade e di Atlantia è stata soprattutto l’adozione da parte del governo M5S-PD del decreto Milleproroghe, lo scorso 21 dicembre. La “novità è l’articolo 33, che prevede in caso di revoca non per inadempimento del gestore, un indennizzo pari al solo valore delle opere realizzate al netto degli ammortamenti e di eventuali costi/penali. Nel caso invece di revoca per inadempimento andrà detratto anche il risarcimento danni. Infine, l’indennizzo sarà riconosciuto solo dopo il pagamento dei creditori accertati in giudizio, mentre l’efficacia della revoca non è subordinata al pagamento dell’indennizzo e Anas subentrerà nella gestione”.

Così in una nota di fine dicembre, Equita commentava la situazione;

“Secondo il Primo ministro Conteil governo ha il diritto di intervenire per cambiare clausole di contratti in essere se sussiste un interesse pubblico. Secondo ASPI – invece – l’articolo 33 sarebbe incostituzionale e contrario al diritto europeo. ASPI sarebbe pronta a ricorsi legali e ha comunicato al governo che ci sarebbero i presupposti per applicare l’articolo 9 bis comma 4 del contratto e cioè la risoluzione. ASPI ha il diritto a risolvere il contratto in caso di modifica della concessione nel caso di inserzione automatica (per legge) di nuove norme, con indennizzo pari al NPV dei flussi di cassa futuri (senza lo sconto del 10%) e mantenimento della gestione fino al pagamento dell’indennizzo”.