Anche Scope Ratings boccia Pil Italia. E ‘gap crescita con area euro si allarga’
Scope Ratings si aggiunge alla lista degli economisti e delle istituzioni che colpiscono l’Italia con l’ennesimo downgrade sulla crescita stimata del Pil. L’agenzia di rating tedesca prevede ora per il 2020 un’espansione di appena +0,2%, rispetto al precedente tasso stimato pari a +0,6%. I downgrade aumentano, dopo la pubblicazione del pessimo dato sulla produzione industriale di dicembre, capitolato del 4,3% su base annua. Ciò che i tedeschi di SCope Ratings mettono in evidenza, oltre ai soliti problemi strutturali dell’Italia (anzi, proprio a causa di questi problemi strutturali) è il divario crescente tra la crescita economica italiana e quella dell’area euro.
I dati parlano chiaro. Nel quarto trimestre del 2019, stando ai numeri preliminari diffusi di recente dall’Istat, il Pil italiano si è addirittura contratto, scendendo dello 0,3% su base trimestrale. Il trend su base annua è stato di un aumento dello 0,2%. Guardiamo i dati europei: il Pil, nello stesso arco temporale, è salito su base trimestrale di appena lo 0,1%, facendo per l’intero anno +1,2%. Una differenza, quella tra la crescita italiana e il resto dell’Eurozona, pari a ben 1 punto percentuale.
Colpa della guerra commerciale? Del coronavirus? Così il governo di turno, molto probabilmente, dirà: ma il gap di crescita si fa sempre più ampio, tanto che Scope Ratings lo ha anche calcolato. Nella sua nota, l’agenzia ha scritto che questa forbice, a livello aggregato, è salita a “14,7 punti percentuali su base cumulata rispetto al primo trimestre del 2008“. Tenendo a precisare, anche che, “a più di un decennio dalla crisi finanziaria, il Pil (italiano) rimane ancora al di sotto dei massimi raggiunti nel primo trimestre del 2008 di 5,1 punti percentuali”.
“La debole crescita – o la decrescita, come fa notare qualcuno – rimane uno degli ostacoli chiavi per il rating. Come percentuale del Pil, il debito italiano è il secondo più alto dell’Eurozona al 136%, come risultato a fine 2019″.
“Uno dei principali ostacoli alla crescita è rappresentato dall’instabilità politica e dall’assenza di un’agenda coerente orientata alla crescita di lungo termine – ha commentato Giulia Branz, analista di Scope – La coalizione di governo rimane fragile, riflettendo soprattutto il caos che ha colpito il M5S, uno dei partiti della maggioranza”.
Branz si è riferita alle dimissioni di Luigi Di Maio dalla carica di leader del M5S e alle numerose defezioni ed espulsioni dei membri di partito.
A tal proposito Scope Ratings ha ricordato l’esito delle elezioni dell’Emilia Romagna, che hanno visto rafforzare la posizione del PD ma che non hanno offuscato il successo della Lega di Matteo Salvini, che “rimane la forza politica più forte a livello nazionale, con le intenzioni di voto che superano il 31%”. Ora, è vero che “le elezioni politiche sono previste solo a maggio del 2023, ma ci sono ben sei elezioni regionali il 31 maggio del 2020.
“Anche se le elezioni anticipate appaiono al momento improbabili nel breve termine, l’instabilità presente nel governo e il continuo, tangibile clima di campagna elettorale rimarrà molto probabilmente un continuo ostacolo alla capacità del governo di adottare riforme pro-crescita di lungo periodo”, ha aggiunto Branz. “Le tensioni politiche – ha detto ancora – stanno crescendo e il PD mira a guidare un blocco più ampio di centro-sinistra”. E queste tensioni, ha concluso Branz, potrebbero riaffacciarsi sia per la riforma del sistema giudiziario – riferimento alle tensioni tra M5S e PD da un lato e Italia Viva di Matteo Renzi dall’altro sulla prescrizione, sia per la revoca delle concessioni ad Autostrade dopo il collasso del ponte di Genova e, anche, per la possibilità che alcune riforme chiave del M5S come il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni Quota 100 vengano azzerate”.
Tra i motivi che hanno indotto gli analisti di Scope Ratings a colpire l’Italia con un downgrade c’è anche – oltre al disastroso relativo alla produzione industriale – la performance dell’indicatore ciclico coincidente stilato da Bankitalia, noto anche come Italia-coin che, così come spiegato sul sito di Palazzo Koch fornisce in tempo reale una stima mensile dell’evoluzione tendenziale dell’attività economica sfruttando l’informazione proveniente da un ampio insieme di variabili, di natura sia quantitativa (produzione industriale, inflazione, vendite al dettaglio, flussi di interscambio, indici azionari) sia qualitativa (fiducia di famiglie e imprese, indicatori PMI). Il dato è migliorato rispetto allo scorso ottobre – poco dopo la formazione, a settembre, del nuovo esecutivo giallo-rosso – ma a gennaio ha sofferto un indebolimento.
“Riteniamo che le condizioni economiche in Italia rimarranno sfidanti quest’anno, anche se sono arrivati segnali di stabilizzazione dai sondaggi riguardanti l’economia italiana diffusi negli ultimi mesi – ha detto Dennis Shen, responsabile analista del debito sovrano italiano presso Scope – Ci sono però degli sviluppi che limiteranno la crescita del paese nel 2020, a partire dagli ultimi dati macro dell’Eurozona fino alle conseguenze della diffusione del coronavirus sulle catene globali di rifornimenti, nel caso specifico sul settore manifatturiero e sul turismo italiano, e alla continua incertezza politica italiana“.