Ftse Mib affonda a -2,29%: Banco BPM chiude a -5%, minimi da 2016 per ENI
Piazza Affari deraglia a fine gennaio inanellando la seconda seduta consecutiva in forte calo. Il Ftse Mib ha chiuso a 23.237 punti (-2,29%). Ha pesato sull’Italia il calo a sorpresa del PIL dello 0,3% t/t nel quarto trimestre 2019 (consensus era +0,1% t/t). Nel corso della seduta hanno virato in rosso anche le altre Borse Europee, con anche il Pil dell’eurozona sotto le attese. Viaggia in calo anche Wall Street con gli investitori che temono un brusco calo dell’economia cinese a causa del coronavirus. Frenata della Cina che probabilmente si farà sentire in tutto il mondo sotto forma di un calo della domanda.
All’intero di un Ftse Mib in netta difficoltà, si sono distinte in negativo le banche complice anche il contestuale allargamento dello spread Btp/Bund. La peggiore è stata Banco Bpm che scende di oltre il 5% a 1,84 euro, oltre -4% anche per Bper. Tra le big si segnala il calo del 2,43% per Unicredit nonostante il buy reiterato da Goldman Sachs con target price salito leggermente da 18 a 18,1 euro. L’effetto Pil ha messo al tappeto anche Poste Italiane (-4,07%). Molto male anche ENI (-2,07% a 12,658 euro), che chiude sui minimi dal 2016.
Tra i pochi titoli a salvarsi oggi spicca Leonardo (+1,91%). A sostenere le quotazioni del big italiano della difesa guidato da Alessandro Profumo gli aggiornamenti (a sorpresa) sull’analisi preliminare della performance attesa nel 2019. In particolare, la società ha evidenziato “un’ottima performance del gruppo in linea con le aspettative di un quarto trimestre particolarmente significativo”, con “ordini e ricavi al di sopra della guidance 2019”. Acquisti anche sul titolo Atlantia (+2,02%) e che conclude un mese di gennaio molto positivo (+9,5% il saldo Ytd). Le ultime indiscrezioni stampa vedono il premier Conte muoversi verso una posizione più pragmatica. Il premier nei prossimi giorni esporrà la linea del governo su ASPI. Secondo quanto scrive oggi Repubblica, la posizione di Conte sarà quella che la revoca esporrebbe lo stato al rischio di danni per il contenzioso con la società e quindi sarebbe meglio una maxi-multa.