Ocse: mercato capitali resta “meno sviluppato” in Italia. Promuovere quotazioni in Borsa
Promuovere le nuove quotazioni in Borsa, ma al tempo stesso potenziare il ruolo degli organi di regolamentazione per dare maggiori opportunità agli investitori, ai risparmiatori e alle aziende in crescita. Sono solo alcune delle indicazioni contenute nel rapporto dell’Ocse “Capital Market Review of Italy”. Un corposo studio che mette in luce come “le riforme del quadro istituzionale e normativo offriranno alle aziende condizioni migliori di finanziamento per gli investimenti di lungo termine e maggiori opportunità alle famiglie per diversificare il risparmio, traendo vantaggio dai successi delle imprese italiane”.
L’attuale scenario vede il mercato dei capitali “meno sviluppato rispetto a molte altre economie avanzate”. L’Ocse sottolinea che “nell’ultimo decennio, meno di quattro aziende all’anno si sono quotate sul mercato regolamentato della Borsa Italiana e il rapporto percentuale tra capitalizzazione di mercato e Pil registrato in Italia è nettamente inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei”. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31% del Pil, un valore nettamente inferiore a quello registrato in Germania (46%) e in Francia (88%).
“La riforma del mercato dei capitali consentirà di sviluppare appieno il potenziale dell’economia italiana, favorendo una crescita sostenibile”, dichiara il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría, in occasione della presentazione a Roma del rapporto, in presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, e del Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovski. “Ridurre al minimo i fattori di incertezza di natura economica, sociale e politica permetterà al contempo di trarre il massimo beneficio dalle riforme e di consolidare la fiducia di imprenditori, investitori e famiglie”.
Il rapporto rivela che l’Italia è una delle grandi economie europee che presenta la percentuale più elevata di aziende a forte crescita (23%) ma “la dipendenza delle imprese italiane dai finanziamenti dei debiti è ancora molto elevata”. Seconco l’Ocse, “un accesso facilitato al capitale di lungo termine (capitale azionario e obbligazioni societarie a più lungo termine) e un’allocazione più efficiente di tale capitale permetterebbero alle aziende di assumere maggiori rischi strategici. Ciò potenzierà la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, migliorando al contempo la produttività del capitale umano e del capitale fisso delle imprese italiane.