Fmi chiede di cambiare reddito cittadinanza. ‘Penalizza famiglie più povere e numerose’
Il Fondo Monetario Internazionale chiede all’Italia di apportare modifiche al reddito di cittadinanza, misura varata dal governo precedente M5S-Lega, sponsorizzata tanto da diventarne il cavallo di battaglia del M5S dell’ex capo politico del MoVimento e attuale ministro degli Esteri dell’esecutivo giallorosso, Luigi Di Maio. La richiesta dell’Fmi è contenuta all’interno del rapporto conclusivo sulla sua missione annuale in Italia. Rapporto conclusivo con cui l’istituzione di Washington bacchetta l’Italia anche per Quota 100, misura questa voluta dall’ex vicepremier del governo M5S-Lega e attuale leader del Carroccio, Matteo Salvini, e con cui mette in rilievo i progressi ma anche le tante sfide delle banche italiane.
Tornando al reddito di cittadinanza, il Fondo riconosce che si tratta di una misura che punta a dare aiuto ai “più vulnerabili” ma rileva anche che il provvedimento presenta “benefici ben superiori “ai criteri internazionali” e che, inoltre, “penalizza le famiglie più povere e numerose” e chi accetti una proposta di lavoro.
Così l’Unione Nazionale dei Consumatori commenta quanto detto dal Fondo Monetario Internazionale nella nota “Fmi: reddito cittadinanza penalizza famiglie numerose e disincentiva lavoro”.
L’UNC parla di “giuste osservazioni”, auspicando che venga “evitata la trappola della povertà”.
“Per il Fmi gli importi del Reddito di cittadinanza diminuiscono troppo rapidamente con le dimensioni della famiglia, penalizzando le famiglie più grandi e cadono bruscamente se viene accettata un’offerta di lavoro, rischiando di diventare un disincentivo alla ricerca del lavoro”.
Così afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori:
“Giuste osservazioni. Fin dall’inizio abbiamo detto che, essendo diventati un totem i 780 euro per i single, si sono favoriti questi ultimi e penalizzate le famiglie più numerose, per colpa di una scala di equivalenza sbagliata, peggiorativa rispetto al Rei“.
“Anche la riduzione del beneficio – continua Dona – nel caso subentri un lavoro, è eccessiva e non riesce ad evitare la trappola della povertà, rendendo poco appetibile la ricerca e l’accettazione di un lavoro. Infine, gli importi dovrebbero essere differenziati considerando le tabelle Istat sulle soglie di povertà, variabili da 500,01 euro, per un single con più di 75 anni che vive in un piccolo comune del Mezzogiorno, a 2.029,13 euro, per una famiglia di 5 componenti, 3 tra 18 e 59 anni e 2 tra 11 e 17, che vive in un centro area metropolitana del Nord”.
Forza Italia ha colto subito la pallla al balzo, dando ragione all’Fmi. Così in una nota Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera:
“La pietra tombale la mette il Fondo Monetario Internazionale, che nel suo rapporto dice che il reddito di cittadinanza penalizza i più poveri e disincentiva la ricerca del lavoro. Le pozioni magiche a 5 Stelle hanno però raggiunto il grandissimo risultato che avevano auspicato: la decrescita ‘felice’. L’Italia, infatti, in termini di Pil reale, ha la stima della crescita più bassa d’Europa”.
Poco prima del monito lanciato dall’Fmi, a Radio Anch’Io si era espresso così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: “Si usa dire che ha fallito perché hanno fallito le politiche attive, questo è sbagliato. Il dato deludente su posti di lavoro? Il lavoro lo creano il mercato e lo Stato”.