Eurozona: crescita rimarrà moderata, nuovi rischi da Usa-Iran ma occhio anche alla Francia
La crescita economica dell’Eurozona è prevista mantenersi su ritmi moderati anche nella prima parte del 2020. E’ ciò che emerge dall’Eurozone Economic Outlook pubblicato oggi dagli istituti Ifo, Istat e Kof. La spinta (debole) arriverà soprattutto dai consumi interni, sostenuti a loro volta dalle condizioni piuttosto favorevoli del mercato del lavoro. Sullo scenario futuro però si sollevano nuovi rischi, tra cui spiccano le nuove tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Iran. Ma non solo. Attenzione anche alla Francia, dove i continui scioperi che hanno paralizzato il paese potrebbero far vacillare la seconda economia della zona euro.
Le previsioni sul Pil dell’Eurozona
“Nell’area euro prosegue la diversa fase ciclica tra i settori della manifattura e dei servizi: al calo della produzione industriale è corrisposta una maggiore vivacità dei servizi. Tuttavia, negli ultimi mesi, la fiducia delle imprese industriali sembra indicare una fase di sostanziale stazionarietà”, si legge nel rapporto. E così, dopo che nel terzo trimestre del 2019 il Pil dell’Eurozona è cresciuto dello 0,2% (come nel periodo precedente), si prevede una lieve accelerazione: +0,3% nel quarto trimestre del 2019 così come nel primo e secondo trimestre del 2020. A sostenere la crescita saranno soprattutto i consumi privati, grazie alle condizioni favorevoli del mercato del lavoro, mentre la produzione industriale e gli investimenti dovrebbero mantenere un andamento negativo nel quarto trimestre del 2019 per poi riprendere con intensità contenute.
Lo scenario dei rischi cambia, attenzione rivolta a Usa-Iran. Occhio anche alla Francia
I principali rischi per lo scenario dell’Eurozona sono cambiati in questo inizio d’anno e ora sono maggiormente legati alle tensioni tra Stati Uniti e Iran, mentre le tensioni sulla Brexit e sui contrasti commerciali tra Stati Uniti e Cina sono leggermente diminuiti. “Le crescenti tensioni tra Usa e Iran rappresentano un rischio marcato i cui effetti sui prezzi del petrolio e sul commercio internazionale sono ancora da decifrare”, si legge nel rapporto.
La maggiore chiarezza sul percorso della Brexit, invece, dovrebbe portare a una ratificazione dell’accordo entro il 31 gennaio. Le relazioni tra l’Ue e il Regno Unito rimangono sostanzialmente invariate per il momento, ma nel corso del 2020 sarà necessario negoziare nuove modalità, con esiti ancora incerti. Per quanto riguarda le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, si vedono alcuni primi segnali di allentamento, anche se rimane il rischio di un’ulteriore escalation.
Tuttavia, all’interno dell’area euro è emerso un nuovo rischio. Si tratta della Francia, avvertono da Istat, Ifo e Kof. I recenti scioperi nei trasporti pubblici e in altri segmenti del settore pubblico, che hanno paralizzato in questi mesi il paese a causa delle proteste per la riforma delle pensioni, potrebbero portare a una crescita più debole nella seconda maggiore economia dell’area dell’euro.