Sale il potere d’acquisto delle famiglie, ma è frutto dell’inflazione nulla

Cala la pressione fiscale e sale il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Sono due delle indicazioni arrivate dalla nota dell’Istat relativa al terzo trimestre 2019. La pressione fiscale in Italia è stata pari al 40,3% nel terzo triemstre dello scorso anno, in riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,4%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è diminuita di 0,1 punti percentuali scendendo all’8,9%. A fronte di una variazione nulla del deflatore implicito dei consumi, anche il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,3%.
“Il reddito disponibile delle famiglie ha segnato un ulteriore incremento dopo quelli registrati nel primi due trimestri dell’anno – commenta l’Istat – . L’aumento si è trasferito interamente in crescita del potere d’acquisto, grazie alla dinamica nulla dell’inflazione. La risalita del reddito disponibile si è tradotta in maggiori consumi con una marginale riduzione della propensione al risparmio”.
Condacons: è solo un’illusione ottica
Il Codacons parla di “illusione ottica” con i dati Istat che non corrispondono in alcun modo ad un reale arricchimento delle famiglie. “Reddito e potere d’acquisto degli italiani crescono solo sulla carta e solo grazie ai prezzi al dettaglio bloccati, con l’inflazione che da mesi appare ferma – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – I consumi invece crescono appena del +0,4% rispetto al trimestre precedente, un dato decisamente deludente. La situazione del potere d’acquisto delle famiglie potrebbe però subire modifiche nei prossimi mesi, a causa del caro-benzina che rischia di determinare una ondata di rincari dei prezzi al dettaglio in tutti i settori”.
“La strada per recuperare il gap con il passato è ancora molto lunga – prosegue Rienzi – Basti pensare che tra il 2008 e il 2018, la capacità di spesa dei consumatori ha subito una drastica riduzione, accentuata nel periodo della crisi economica, e il saldo ad oggi risulta ancora negativo, con una perdita complessiva del potere d’acquisto delle famiglie del -6,6% in 10 anni”.
Può ottimista l’Unione Nazionale Consumatori. “Bene. Anche se la salvaguardia del potere d’acquisto dipende dal raffreddamento dei prezzi, si tratta di un’ottima notizia, che si accompagna a quella positiva di un rialzo del reddito disponibile delle famiglie, che, su base annua, passa dal +1,3% del primo trimestre, al +1,4% del secondo, al +1,7% del terzo” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Purtroppo, per quanto riguarda invece la spesa delle famiglie per i consumi finali, siamo ancora al palo, fermi al +1,1% su base annua già registrato nel primo trimestre e nel secondo trimestre, in calo rispetto al 2018, quando ad esempio nel terzo trimestre il rialzo era stato dell’1,8%” conclude Dona.