Warren apprezzerà. Bill Gates fa mea culpa: ‘sono troppo ricco, si tassi il capitale più che il lavoro’
Ebbene sì, sono troppo ricco e la mia ricchezza dimostra che c’è qualcosa che non va in America: a fare mea culpa è Bill Gates, fondatore di Microsoft, e seconda persona più ricca al mondo, con un patrimonio netto di 108,8 miliardi di dollari (dati Forbes). “La discrepanza che esiste negli Stati Uniti tra i redditi più alti e quelli più bassi è molto più alta di quanto lo fosse 50 anni fa – ha scritto Bill Gates in un post pubblicato sul blog dal titolo abbastanza esplicativo: Inequality in the next decade. What I’m thinking about this New Year’s Eve”.
Tradotto: “disuguaglianze nel prossimo decennio. Cosa sto pensando alla vigilia del nuovo anno”. Il post, datato 30 dicembre 2019, è stato pubblicato qualche giorno fa. Gates ha detto una cosa vera: stando agli stessi calcoli del Censo americano, in particolare all’indice Gini, il gap tra ricchi e poveri negli Usa è al massimo degli ultimi decenni. Il Paperon de’ Paperone tra i più noti del mondo ha considerato così doverosa una riflessione, tra l’altro molto attuale, se si considera la crociata che la candidata democratica alle elezioni presidenziali Elisabeth Warren ha lanciato contro i ricconi made in Usa (tanto da aver lanciato il calcolatore della tassa sulla ricchezza, con tanto bottone speciale, tra l’altro, per Bill Gates e Jeff Bezos: un vero e proprio incubo patrimoniale per i ricconi americani. Con queste sue riflessioni, Bill Gates si conferma una sorta di mosca bianca: la Warren è entrata nel mirino di alcuni miliardari considerati finora intoccabili come Mark Zuckerberg (che ha bollato la democratica una minaccia “esistenziale”.
Per non parlare del numero uno di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, che si è espresso su Twitter scrivendo che, “forse, il tribalismo fa semplicemente parte del suo Dna” (della Warren). La frase si è riferita ad alcune dichiarazioni della senatrice, che aveva detto di credere di essere un’ “American Indian”, una nativa americana con una discendenza Cherokee. “Alcune persone finiscono per fare grandi affari. Io, per esempio, sono stato ricompensato per il lavoro che ho fatto in modo sproporzionato, mentre ci sono tanti altri che lavorano duramente allo stesso modo e che fanno fatica ad andare avanti”, ha scritto il miliardario americano”.
Che fare, dunque?
“Sono a favore di un sistema fiscale in cui, se si hanno più soldi, è necessario pagare una percentuale più alta di tasse. Credo che i ricchi dovrebbero pagare più di quanto paghino oggi, inclusi me e Melinda (sua moglie)”. Per la precisione, “ci dovrebbe essere una tassa sul guadagni in conto capitale (plusvalenze) -ovvero una tassa sui soldi accumulati facendo investimenti) che dovrebbe colpire i più ricchi, anche perché nessuna delle persone più ricche al mondo ha fatto una fortuna soltanto con il proprio stipendio”.
Gates suggerisce dunque al governo di “trasferire il carico fiscale più sul capitale che non sul lavoro”.
Bill Gates non è stato l’unico a fare una sorta di mea culpa a causa della sua ricchezza definita da molti “monstre”.
Una riflessione sulla propria ricchezza è arrivata anche dall’imprenditore e investitore Mark Cuban, che ha identificato nella differenza tra quanto guadagnano gli investitori e quanto guadagnano i lavoratori uno dei fattori che incide sul gap tra i ricchi e i poveri sempre più ampio. “Se si viene pagati solo per le ore di lavoro che si fanno…si rimarrà sempre indietro – aveva detto Cuban già a maggio – E sia la distribuzione di ricchezza che le disuguaglianze tenderanno a crescere sempre di più”. Cuban ritiene che pagare le tasse sia “un gesto patriottico”, tanto da suggerire ai fondatori e proprietari del mondo Corporate di distribuire le azioni ai loro dipendenti, consentendo loro di entrare a far parte della “classe degli investitori”.
“Siamo imprenditori – ha detto – e dobbiamo capire il motivo per cui distribuire le azioni a tutti coloro che lavorano per noi. Punto. Fine della storia. Senza nessuna eccezione, perchè questo è l’unico modo per permettere alla gente di beneficiare di ogni eventuale rialzo dell’azione”.
Settimane fa Bill Gates aveva detto scherzando, nel corso di una conferenza a New York, di aver iniziato “a fare un po’ di conti” per capire quanto gli sarebbe rimasto, se fosse stato colpito dalla tassa proposta da Warren. Una riflessione profonda era però, evidentemente, già in cantiere nella mente del fondatore di Microsoft. Tra le varie proposte della senatrice democratica, vale la pena ricordare, c’è quella di tassare con un’aliquota del 6% i patrimoni superiori al miliardo di dollari.