Italia: aumenta il reddito delle famiglie, ma la disuguaglianza non diminuisce. Soprattutto al Sud
Cresce il reddito delle famiglie italiane ma non diminuisce la disuguaglianza. Le persone che rischiano di cadere in povertà o di essere escluse scende al 27%, ma nel Mezzogiorno questa percetnuale si attesta al 45%, vale a dire quasi la metà dei residenti nel Sud. E’ ciò che emerge dall’ultimo rapporto Istat sulle condizioni di vita in Italia, secondo cui
Secondo i dati Istat riferiti al 2017, le famiglie residenti in Italia hanno percepito in media un reddito netto di 31.393 euro all’anno, vale a dire 2.616 euro al mese, in crescita sia in termini nominali (+2,6% che accelera dal precedente +2%), sia in termini reali (+1,2% che però rallenta dal +2,1% in precedenza). A livello geografico, sono cresciuti di più i redditi delle famiglie che vivono nel Centro Italia (+1,5%) e nel Nord-ovest (+1,4%) rispetto al Mezzogiorno (+1,1%) e al Nord-est (+0,6%). I maggiori incrementi si osservano per le coppie senza figli (+3,2%) e per le persone sole (+2,6%), seguono le coppie con figli (+1%). In riduzione invece i redditi familiari reali per le famiglie monogenitore (-1,1%).
Nonostante la crescita, il confronto con il 2007, anno che precede il manifestarsi dei primi sintomi della crisi economica, è ancora doloroso: la contrazione complessiva dei redditi resta ancora notevole, con una perdita in termini reali dell’8,8% per il reddito familiare.
Crescono i redditi da lavoro autonomo e da pensione. L’andamento del reddito mostra una dinamica diversa a seconda della fonte. In particolare, mentre i redditi da lavoro autonomo e i redditi da pensioni sono cresciuti rispettivamente del 3% e del 2%, i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti dello 0,5%, evidenziando la prima contrazione dal 2013.
Al quinto più ricco della popolazione 6,1 volte il reddito del quinto più povero
Dal rapporto Istat emerge che la disuguaglianza non si riduce: il reddito totale delle famiglie più abbienti continua a essere più di sei volte quello delle famiglie più povere. La disuguaglianza è più accentuata per i residenti nel Mezzogiorno, mentre il dato più basso si registra nel Nord-est. Guardando oltreconfine, emerge che in Italia c’è più disuguaglianza dei redditi che negli altri grandi paesi europei, come Francia e Germania.
Diminuisce la popolazione a rischio povertà o esclusione sociale
Nel 2018, il 20% delle persone residenti in Italia, vale a dire più di 12 milioni di individui, risulta a rischio povertà, cioè hanno un reddito netto inferiore a 10.106 euro, circa 842 euro al mese, mentre l’8,5% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale. La popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è pari al 27%, in diminuzione rispetto al 29% del 2017. Anche se nel Mezzogiorno questa percentuale è decisamente superiore a pari al 45%.
Unc: serve un fisco più equo
“Questo report attesta che il problema non sono solo i poveri assoluti, ma anche quelli che si trovano nella condizione di difficoltà precedente, a rischio povertà, e che poi finiscono per diventare definitivamente poveri – ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori -“Per questo non può bastare il reddito di cittadinanza, visto che non rimuove le cause della povertà, come ad esempio l’iniquità del nostro sistema fiscale. E’ inaccettabile che ci sia uno squilibrio così elevato tra famiglie più abbienti e più povere. Vanno ridotte le diseguaglianze, redistribuendo meglio la ricchezza. Per questo va rivoluzionato il nostro sistema fiscale, nel rispetto del criterio della capacità contributiva”.