Sostenibilità: imprese italiane restano sotto la media europea per taglio emissioni
Le aziende italiane sono ancora indietro rispetto alla media europea per quanto riguarda la politica di riduzione delle emissioni anche se rispetto a cinque anni si registra un certo progresso. Così emerge dal rapporto che la società Refinitiv ha presentato in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in cui esamina le emissioni e la produzione di CO2 e si concentra sui rifiuti, sull’efficienza idrica e sull’impatto sulla biodiversità per vedere quali nazioni stanno aprendo la strada al riciclo e alla protezione della fauna selvatica.
Ebbene dal report emerge che a livello globale, il 63% delle aziende adotta una politica di riduzione delle emissioni (+14% rispetto al 56% di cinque anni fa) ma tuttavia, solo il 35% delle aziende ha obiettivi specifici di riduzione delle emissioni. Inoltre, se il 78% delle aziende presenta delle politiche di riduzione delle risorse, solo il 30% in realtà ha individuato obiettivi tangibili e solo il 26% presenta entrambi. Negli ultimi 5 anni, inoltre si è osservato un incremento 25% delle aziende con politiche di efficienza idrica e una crescita del 34% delle aziende con obiettivi specifici.
Italia più virtuosa rispetto alla media Ue per la produzione di rifiuti
Il report poi si sofferma tra i vari paesi anche sull’Italia in cui emerge che il 74% delle aziende tricolore ha una politica di riduzione delle emissioni, livello inferiore rispetto alla media europea (81%), anche se si evince la maggiore progressione rispetto a cinque anni fa. Solo il 37% delle aziende italiane ha fatto disclosure sui target di emissioni (rispetto al 51% a livello europeo), percentuale invariata rispetto al 2013.
L’Italia è più virtuosa per quanto riguarda la produzione di rifiuti: in media un’azienda italiana produce 46,3 tonnellate di rifiuti per ogni milione di dollari di ricavi, rispetto ad una media globale di 3.681 e di 1.026 a livello europeo. Il 70% delle aziende italiane inoltre, dice lo studio di Refinitiv, comunica le politiche ambientali dei propri fornitori, con un aumento del 36% rispetto a 5 anni fa (in linea con la media europea, pari al 71%, e significativamente superiore rispetto a quella globale, pari al 52%). Inoltre le aziende italiane manifestano un crescente attenzione sull’impatto ambientale della supply chain: il 70% comunica le politiche ambientali dei propri fornitori, con un aumento del 36% rispetto a 5 anni fa (in linea con la media europea, pari al 71%, e significativamente superiore rispetto a quella globale, pari al 52%). Infine, del 56% delle aziende italiane con una policy di efficienza idrica (allineata alla media globale e di 3 punti percentuali inferiore a quella europea), solo il 14% ha evidenziato target specifici (25% in Europa). Tuttavia, le emissioni idriche inquinanti sono significativamente più basse (306 tonnellate rispetto ad una media europea di oltre 15.000 e superiore a 1,5 milioni a livello globale).
“Stiamo vivendo un momento cruciale per i mercati dei capitali e gli investitori devono svolgere un ruolo attivo per sostenere e finanziare un’economia lungimirante e prospera” afferma Elena Philipova, Responsabile globale di ESG, Refinitiv. “Risulta quindi fondamentale promuovere la trasparenza e la standardizzazione dei dati per potenziare e informare gli investitori su quali aziende stanno migliorando il loro impatto ambientale, reindirizzando il capitale verso i settori, le aziende e le asset class vincenti per un futuro sostenibile”.