Energia: prezzi shock da guerra Russia-Ucraina, come intende intervenire la Ue
L’escalation del conflitto Russia-Ucraina sta spingendo in alto una serie di prezzi delle materie prime, dall’energia ai beni agricoli. Questo peserà sulla spesa delle famiglie, che devono fare i conti con una inflazione in continuo aumento. Ma in che modo? Russia-Ucraina: shock economico da prezzi energetici Lo shock principale per l’economia europea verrà probabilmente dall’aumento dei prezzi dell’energia.
Il consumo di energia rappresenta tipicamente circa il 7,6% della spesa totale per i consumi delle famiglie e secondo Credit Suisse un aumento di circa il 25-30% dei prezzi dell’energia quest’anno (secondo le attuali previsioni di inflazione) potrebbe aumentare la spesa energetica di 2,1 punti percentuali, e quindi compromettere il consumo di altri beni. Secondo gli esperti, i risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia dalle famiglie dell’area dell’euro (circa 880 miliardi di euro) forniranno un certo cuscinetto, anche per le famiglie a basso reddito. È però possibile che le famiglie scelgano invece di aumentare i risparmi precauzionali e di ridurre i consumi. Credit Suisse precisa che per evitare il rischio di trasformare questo shock dell’offerta in una recessione, i governi dovranno fornire un certo sostegno alle imprese e alle famiglie. In effetti, la maggior parte dei paesi europei ha già implementato una serie di misure di mitigazione dall’anno scorso.
Ue propone interventi sul fronte energia
Per cercare di calmierare i prezzi dell’energia e contenere il peso sulle spalle dei consumatori, Bruxelles sta pensando ad alcuni interventi, riconoscendo che i prezzi rimarranno elevati fino al 2023. Secondo la bozza presentata dalla EU, potrebbe essere introdotto un new energy compact per mobilitare investimenti in rinnovabili con utilizzo dei proventi delle aste dell’ente del Terzo settore (ETS) per finanziare progetti, con il rafforzamento del biogas e dell’idrogeno. Inoltre, la possibilità per gli stati membri di introdurre una tassazione degli extra- profitti (al massimo fino al 30 giugno 2022) ma con una serie di paletti stringenti: non potrà esser retroattiva, dovrà colpire extraprofitti effettivamente realizzati, dovrà basarsi su criteri verificabili e dovrà essere trasferita ai consumatori.