Notiziario Notizie Italia Ex Ilva, Conte: senza Arcelor Mittal commissariamento. Nazionalizzazione non esclusa

Ex Ilva, Conte: senza Arcelor Mittal commissariamento. Nazionalizzazione non esclusa

8 Novembre 2019 09:04

Mentre si fa sempre più accorato l’appello dei sindacati al governo, affinché agisca per salvare dal dramma dell’ex Ilva i 10.777 operai e relative famiglie, oltre all’azienda che rappresenta l’1,4% del prodotto interno lordo italiano, il premier Giuseppe Conte sale al Quirinale per illustrare a Sergio Mattarella l’ennesimo dramma che si consuma in Italia. 

Conte lo aveva detto già nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri riunitosi due sere fa, a seguito dell’incontro tra il governo e i vertici di ArcelorMittal: l’esecutivo ha dichiarato la propria disponibilità a reintrodurre lo scudo penale, inizialmente considerato il vero motivo che avrebbe indotto la multinazionale franco-indiana a dare il benservito all’Italia, prendendo la decisione di recedere dall’accordo sulle ex acciaierie Ilva.

D’altronde, la stessa Arcelor aveva definito la presenza dello scudo essenziale.

Tuttavia, sempre secondo quanto ha riportato Conte successivamente all’incontro con i manager del colosso dell’acciaieria, il vero tema alla base della volontà di recesso è un altro, ovvero l’ammissione, da parte della stessa multinazionale, di non riuscire a centrare i target previsti nel piano industriale, sia a livello occupazionale che produttivo.

Di qui, la richiesta di lanciare 5.000 esuberi, che il presidente del Consiglio ha subito definito “inaccettabile”.

“Siamo determinati a difendere col massimo vigore, col più intenso impegno e a fare tutto quello che è necessario per difendere Ilva e Taranto. Non lasceremo soli gli operai”, ha promesso Conte due giorni fa, nella tarda serata di mercoledì 6 novembre, rendendo nota la decisione del governo M5S-PD di concedere ad Arcelor 48 ore di tempo per avanzare proposte che possano essere considerate accettabili.

In quella conferenza stampa, Conte ha anche risposto alle domande dei giornalisti sulla possibilità di un piano B.

Sì, ha confermato, il governo lavora anche ad un “piano B” per Ilva, ma per ora la priorità è “richiamare alla responsabilità i vertici di Arcelor-Mittal”. Insomma, la speranza è di ricevere “proposte più accettabili e plausibili” dall’azienda. “Ovviamente dobbiamo anche cercare strade alternative, chiaro che non rimaniamo inerti. Ma non mi chieda di più”.

ARCELOR MITTAL MOLLA? CONTE: PRIMO PASSO GESTIONE COMMISSARIALE AL MISE

La strada alternativa è stata illustrata di nuovo dal premier nelle ultime ore. Nell’ennesima giornata convulsa di incontri con gli enti locali e le parti sociali e rumor di ieri, Conte ha detto che, in caso di disimpegno da parte di ArcelorMittal, il primo passo da fare sarà la gestione commissariale al Mise.

Riguardo allo scudo penale, “lo abbiamo messo sul tavolo” con ArcelorMittal “come primo argomento di conversazione” e dicendo che “lo introduciamo ad horas”, ha confermato Conte a Porta a Porta, ricordando che “chi viene in Italia deve rispettare le regole” e che “il governo non potrà mai accettare” le richieste del colosso dell’acciaio.

“Nazionalizzare l’Ilva? Valutiamo tutte le opzioni”, ha detto ancora nel corso della trasmissione di Bruno Vespa, pur aggiungendo che “non ha senso parlarne adesso perché ora aspetto una risposta da Mittal. Vorrei incontrarlo nelle prossime ore”.

No fermo agli esuberi anche da parte del ministro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che si è espresso così ieri, nella sua informativa al Parlamento:

“Non facciamoci prendere dal naso da un’azienda. Richiameremo Mittal a rispettare gli impegni presi nell’accordo firmato il primo novembre 2018. Perché Mittal non può andarsene e lasciare le cambiali da pagare all’Italia. Arcelor Mittal in nessun modo si impegna a produrre più di 4 milioni di tonnellate di acciaio l’anno e chiede 5 mila esuberi, non dà garanzie che queste siano misure di contingenza”. E ancora: “Arcelor Mittal ci ha detto che non è in grado di rispettare il piano industriale e di conseguenza quello occupazionale e questo il governo italiano non può accettarlo” L’affondo contro i vertici della multinazionale è  pesante: “I commissari straordinari hanno ottenuto risultati economici migliori di quelli di Arcelor Mittal. Questa è la verità. Quella impresa evidentemente non aveva intenzione di fare produzione in quello stabilimento”. Ma “noi ci mettiamo la faccia e vogliamo essere seri e credibili – ha continuato Patuanelli – e dire a quella azienda, a quella società, che non può pensare di aver sottoscritto un accordo e di disattenderlo dopo dieci mesi”.

OGGI LO SCIOPERO DI 24 ORE ORGANIZZATO DA FIM-FIOM-UILM

Fim, Fiom e Uilm hanno programmato 24 ore di sciopero per l’intero Gruppo Arcelor Mittal ex Ilva per la giornata di oggi, venerdì 8 novembre. Le Organizzazioni Sindacali Nazionali di Fim, Fiom e Uilm dichiarano “intollerabile quanto emerso dall’incontro di ieri tra il presidente del Consiglio e i vertici di ArcelorMittal, programmato per chiedere il ritiro della procedura di disimpegno dagli stabilimenti dell’ex Ilva annunciata il 4 novembre – si legge nella nota diramata ieri, giovedì 7 novembre – la multinazionale ha posto condizioni “provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria”.

I sindacati chiedono all’azienda l’immediato ritiro della procedura e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l’accordo del 06/09/2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste. Le condizioni devono, inoltre, “includere lo scudo penale limitato all’applicazione del Piano ambientale e il ritiro di qualsiasi ipotesi di esuberi. Le scriventi Organizzazioni ritengono l’accordo del 06 Settembre 2018 come unica strada per garantire il risanamento ambientale e il rilancio dell’intero gruppo ex Ilva. Non è possibile, a un anno dalla firma, ritornare a discutere di quanto già affrontato negli ultimi 7 anni. Dobbiamo scongiurare che a pagare il prezzo delle scelte scellerate di azienda e politica siano sempre i lavoratori. Dobbiamo evitare lo spettro dell’ulteriore cassa integrazione e chiediamo con forza il risanamento ambientale e la salvaguardia occupazionale”.

IL CASO DIVENTA (OVVIAMENTE) POLITICO

Su Facebook, il ministro degli Esteri e capo politico del M5s Luigi Di Maio non risparmia stoccate alla Lega, per l’atteggiamento e le parole che riguardano il dossier ex Ilva: “Sostengo l’appello all’unità lanciato oggi dal ministro Patuanelli. Tutte le forze politiche di Governo supportino l’azione del Presidente Conte, che già ieri ha smascherato il primo bluff, portando Mittal ad ammettere che avrebbero licenziato comunque 5000 dipendenti, anche con la reintroduzione del cosiddetto scudo penale. Mi rivolgo, come ha fatto Patuanelli, anche alle opposizioni ed in particolare a chi si definisce sovranista, perché proprio la loro posizione è controversa. Victor Orban, il loro idolo, in Ungheria combatte infatti le multinazionali, nazionalizzando addirittura le Banche. Gli mette nuove tasse e li vuole cacciare via dalla gestione di servizi strategici, come gas e luce. Qui invece come hanno reagito i leghisti alla minaccia di Arcelor Mittal?. Salvini: “Reintrodurre subito l’immunità”. “Una resa senza condizioni. Tra un po’ gli portano anche la scorzetta di limone. Senza contare che la multinazionale ha già detto che lo scudo non c’entra e che comunque loro lasceranno per strada 5mila persone. Siamo arrivati al paradosso che la multinazionale fa leva sui sovranisti per piegare la volontà dello Stato. In questi giorni ci sarà da far rispettare la sovranità dello Stato. E non lo potranno fare i camerieri delle multinazionali travestiti da sovranisti. Dovranno farlo le persone di buon senso. Unite e tutte dalla stessa parte, quella della città di Taranto, dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori. Il Movimento 5 Stelle ci sarà”.