Finanza Notizie Italia Ex Ilva: ArcelorMittal dà il benservito all’Italia: a rischio 10.700 posti lavoro. ‘Bomba sociale’

Ex Ilva: ArcelorMittal dà il benservito all’Italia: a rischio 10.700 posti lavoro. ‘Bomba sociale’

5 Novembre 2019 08:12

In un contesto politico già arroventato dalle polemiche esterne ma anche interne alla maggioranza di governo sulla manovra appena sbarcata al Parlamento, scoppia in Italia quella che il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli definisce senza mezzi termini una “bomba sociale”.

Nel pomeriggio di ieri, arriva la notizia della decisione di ArcelorMittal di dare il benservito alle acciaierie italiane ex Ilva, all’intera città di Taranto, praticamente all’Italia.

In una nota, il colosso scrive di aver deciso di rescindere l’accordo per l’acquisizione delle acciaierie ex Ilva di Taranto e di alcune controllate, chiedendo contestualmente ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni.

Tra le ragioni del recesso, lo stop allo scudo penale per gli ex manager e i provvedimenti del Tribunale di Taranto.

ArcelorMittal parla anche di “altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal”, che “hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto”.

“Tutte le descritte circostanze – si legge ancora – attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”.

NON SOLO STOP SCUDO PENALE, C’E’ ANCHE INCERTEZZA ALTOFORNI

Non c’è “solo” la questione dello scudo penale ad aver convinto ArcelorMittal a rescindere quell’accordo con cui avrebbe acquistato Ilva Spa e alcune sue controllate. Questione che viene comunque rimarcata nella nota, che fa riferimento esplicito al fatto che, a partire dal 3 novembre del 2019, “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso”.

Tra i motivi, anche il rischio chiusura dell’altoforno 2 di Taranto. Lo spegnimento infatti, si legge nella nota, “renderebbe impossibile attuare il piano industriale, ed eseguire il contratto”. 

“In aggiunta – si legge nel testo del comunicato – i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto”.

Immediata la riunione di urgenza del governo M5S-PD, che vede presenti il premier Giuseppe Conte e i ministri interessati, dopo che un precedente meeting sul dossier ex Ilva era stato già tenuto presso il ministro dello Sviluppo con i rappresentanti del Mef e i ministri Patuanelli, Provenzano, Speranza, Catalfo, Costa.

La posizione di Patuanelli, ministro per lo Sviluppo Economico, è chiara:

Il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva. Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal”.

E intanto la notizia shock campeggia nelle prime pagine dei principali quotidiani italiani:

LA RASSEGNA STAMPA: A RISCHIO 10.700 POSTI. MENTRE RENZI LAVORA A UN PIANO

“Il caso Ilva scuote il governo”, è il titolo del Corriere della Sera. ArcelorMittal si ritira, a rischio 10.700 posti. Il Colle preme per una soluzione.

Così Il Sole 24 Ore: Ex Ilva, ArcelorMittal restituisce le chiavi

La Repubblica apre con “Sulla pelle dell’Ilva”, rivelando che il leader di Italia Viva Matteo Renzi starebbe lavorando a una cordata con Jindal e Cdp per rilevare la fabbrica.

La Stampa intervusta il leader del sindacato dei metalmeccanici Cisl, Marco Bentivogli, lo stesso che ha parlato di bomba sociale:

Bentivogli commenta il caso Ilva definendolo un “disastro figlio della spregiudicatezza politica”.

“Il disastro Ilva -è tutto politico perché è troppo conveniente dal punto di vista politico litigare su quello che invece avrebbe conciliato, cioè produzione e ambiente dentro alla sostenibilità”. Sul banco degli imputati Bentivogli non mette solo il M5S, contrario ad assicurare lo scudo legale al colosso globale dell’acciaio, ma anche Pd e Italia Viva: “Noi a tutti avevamo spiegato che, pena la rescissione del contratto, le norme non si potevano modificare. E che era un grande errore fornire un alibi all’azienda per mollare tutto”.

E CODACONS VUOLE CHIUDERLA PER SEMPRE

E mentre tutti si affrettano per trovare il modo di salvare l’azienda, l’associazione dei consumatori Codacons propina una unica ricetta:chiudere per sempre l’azienda.

Così nel comunicato: “Dopo la decisione di ArcelorMittal di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate, il Governo deve avviare le procedure per portare ad una chiusura definitiva dell’azienda di Taranto. Così il numero uno dell’associazione, Carlo Rienzi:

“Con la marcia indietro di ArcelorMittal si deve chiudere definitivamente il capitolo Ilva, e l’acciaieria va dismessa riportando salubrità e rispetto dell’ambiente a Taranto. Crediamo che giunti a questo punto non vi siano più altre strade da seguire, e il Governo deve imporre un cambio di passo rispetto al passato mettendo la salute dei residenti come interesse primario, tutelando ovviamente i lavoratori dell’azienda con ogni mezzo previsto dalla legge”.

Ma non è certo questo l’obiettivo del premier Conte che, nel commentare a caldo l’addio di Arcelor Mittal, scrive su Twitter:

“Per questo Governo la questione Ilva ha massima priorità. Già domani pomeriggio (oggi per chi legge) ho convocato a Palazzo Chigi i vertici di Arcelor Mittal. Faremo di tutto per tutelare investimenti produttivi, livelli occupazionali e per proseguire il piano ambientale”. Fonti vicine al Mise riferiscono però poco dopo che il vertice tra il governo e i dirigenti di Arcelor sarebbe stato slittato alla giornata di domani, mercoledì 6 novembre.

Il Sole 24 Ore, intanto, dedica al caso diversi articoli tra cui quello dal titolo più che indicativo: “L’Italia palla al piede del gruppo”.

Il riferimento è al bilancio che sarà reso noto dal colosso dell’acciaio dopodomani 6 novembre, giovedì, e che dovrebbe confermare come l’Italia sia una nota dolente per l’acciaieria globale. Scrive Il Sole: “Meno di un miliardo di dollari. Questa la previsione del consensus degli analisti per l’Ebitda di ArcelorMittal nel terzo trimestre di quest’anno. I conti del gruppo saranno svelati giovedì, ma le indicazioni della vigilia lasciano intendere un vero crollo della marginalità per il gruppo. E le acciaierie ex Ilva avrebbero giocato un ruolo determinante nell’affossare i risultati: “La previsione, formulata da venti analisti aggregati da Vuma consensus e pubblicata sul sito internet del gruppo, indica l’Ebitda del terzo trimestre in 930 milioni di dollari. Si tratta di quasi 2 miliardi di euro in meno rispetto a 2,7 miliardi di euro consuntivati nello stesso periodo dell’anno scorso, senza Ilva e con un contesto di mercato decisamente migliore”. “Con ventimila posti di lavoro a rischio, Balotelli è l’ultima delle mie preoccupazioni”. Così il leader della Lega Matteo Salvini nel corso di una conferenza stampa al Senato, rispondendo a una domanda sui cori razzisti a Mario Balotelli durante la partita di Serie A Verona-Brescia. “Razzismo e antisemitismo vanno condannati senza se e senza ma”, ma “un operaio dell’Ilva vale più che dieci Balotelli, non abbiamo bisogno di fenomeni”.