Docce fredde manovra: imposta ipotecaria e catastale triplicata in questi casi e soglia azzeramento detrazioni
In ogni manovra che si rispetti, ci sono sempre quegli elementi che scatenano in modo repentino le reazioni delle opposizioni. Questa manovra 2020 targata M5S-PD non fa certo eccezione: a essere contestate, tra le varie misure, ci sono soprattutto la stretta al contante riassunta nel piano Italia cashless tanto voluto dal premier Giuseppe Conte, e alcune misure che riguardano il mercato immobiliare e le detrazioni fiscali, entrambe comprese nel capitolo tax expenditures del Documento programmatico di bilancio (Dpb), approdato poche ore fa al tavolo della Commissione europea.
Dal capitolo in questione emerge, di fatto, l’aumento dell’imposta ipotecaria e catastale da 50 a 150 euro, sui trasferimenti immobiliari soggetti all’imposta di registro: prima casa e altri immobili.
L’imposta viene praticamente triplicata.
Nel testo, che elenca le misure di revisione delle tax expenditures si parla per la precisione di “innalzamento delle imposte ipotecaria e catastale sui trasferimenti immobiliari soggetti all’imposta di registro (Prima casa, altri immobili) da euro 50 a euro 150 ciascuna”.
A ciò si aggiunge “contestualmente, al fine di equiparare il prelievo tributario di queste imposte sui trasferimenti immobiliari”, “la riduzione da euro 200 a euro 150 per ciascuna imposta sui trasferimenti immobiliari soggetti ad Iva (Prima casa e altri immobili)”.
Ancora prima, nella stessa sezione, viene annunciata l’introduzione di una “soglia di reddito” oltre la quale l’agevolazione Irpef relativa a oneri detraibili al 19% si azzererebbe con gradualità. Vanno “fatte salve le detrazioni per spese per interessi passivi sui mutui”.
Ma la misura, così come quella sopra, fa discutere. Stamattina, precisazioni sull’introduzione della soglia sono arrivate dal viceministro dell’economia Antonio Misiani:
“La stretta alle detrazioni fiscali, ha detto, avrà un “impatto solo sull’1% dei contribuenti, 50mila contribuenti su 42 milioni”. I redditi coinvolti saranno quelli superiori ai “120 mila euro l’anno, con un andamento progressivo fino ai 240 mila euro”.
Si tratterà, ha detto ancora Misiani, di una “operazione selettiva”, da cui saranno escluse quelle “amiche della crescita” e quelle sanitarie.
Il viceministro non si è sbottonato più di tanto, invece, sul possibile accorpamento di Imu e Tasi, limitandosi ad affermare che la misura “dovrebbe esserci credo dal 2021”.
Confermata invece “l’agevolazione sugli affitti a canone calmierato” che “diventa permanente: meno tasse ai proprietari che affittano a canone calmierato”.