Manovra: braccio di ferro Renzi-Di Maio su quota 100. A mezzanotte scade termine invio bilancio a Ue
Alta tensione nel governo M5S-PD, con l’importo della manovra per il 2020 che rischia anche di salire oltre quota 30 miliardi. E’ caccia alle coperture, mentre si litiga su Quota 100, misura che il leader del M5S e ministro degli Esteri Luigi Di Maio difende a spada tratta dagli attacchi di Italia Viva di Matteo Renzi.
Renzi vuole abolire il provvedimento su cui si era battuta, nel precedente esecutivo gialloverde, soprattutto la Lega di Matteo Salvini, mentre Di Maio dice fermo che quota 100 “non si tocca”.
A fare da arbitro, è il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, che deve trovare il modo di mettere d’accordo tutti.
L’alta tensione è dimostrata dal rinvio del Consiglio dei ministri, che slitta a stasera, poche ore prima della scadenza per l’invio del Documento di bilancio a Bruxelles, fissata alle 23.50 della giornata di oggi, martedì 15 ottobre.
Dall’incontro con il governo al Mef, i sindacati confermano comunque a tre miliardi la dote per il taglio al cuneo fiscale nel 2020, che salirebbe poi a regime a 6 miliardi, a partire dal 2021.
Così il leader della Cigl Maurizo Landini al termine dell’incontro:
“Sono stati fatti passi avanti. Hanno indicato 3 miliardi per il 2020 che naturalmente devono raddoppiare” a regime. “E’ una cosa importante perché permette di poter ampliare la platea di reddito a cui il cuneo viene applicato, compresa gente che prende più di 25mila euro di reddito annuo, stiamo parlando di lavoratori dipendenti che in questi anni hanno pagato il fisco profumatamente”.
Il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo ricorda che “avevamo detto che 2,5 miliardi erano pochi e si sono impegnati su 3 miliardi nel 2020 e 6 miliardi” complessivi.
Barbagallo aggiunge anche, dopo l’incontro governo-sindacati, che verranno stanziati a regime 3,175 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
I sindacati riferiscono inoltre che il governo sarebbe aperto a una mini-rivalutazione delle pensioni per gli assegni da tre a cinque volte il minimo, da 1.500 euro a 2000 euro. La misura, che prevede una piena rivalutazione al 100%, dovrebbe essere inserita nella prossima manovra.
Così Barbagallo: la rivalutazione “dovrebbe essere dal 97 al 100%, non sono grandi cifre, ma a noi interessa la discontinuità con il passato”. Inoltre ” cominciamo a discutere di detessazione degli aumenti contrattuali, il ministro del lavoro è sembrata molto interessata, e della riforma fiscale in generale”.
Gli stessi sindacati confermano che il Pomo della discordia è rappresentato da Quota 100, che gli stessi non vogliono che si tocchi per il 2020. I leader di Cgil, Cisl e Uil hanno detto nell’incontro al Mef che la misura non va modificata per il prossimo anno. Ma il governo, confermano, è diviso.
La segretaria della Cisl Anna Maria Furlan spiega: “Abbiamo ribadito che (Quota 100) non va toccata per il 2020, le persone ormai si sono create delle aspettative, da subito siamo disponibili ad aprire un tavolo sulla previdenza che faccia davvero superare la legge Fornero”.
Secondo Furlan, in ogni caso, “non sembra che ci sia la volontà da parte del ministro del Tesoro e del Lavoro di rivedere in corso d’opera Quota 100. Non ho notato voglia particolare, senza accordo con le parti sociali di fare cose invasive”.
E’ soprattutto Italia Viva di Renzi che chiede l’abrogazione della misura. Sempre Renzi denuncia “le micro tasse” con cui l’esecutivo starebbe pensando di raccogliere parte delle coperture necessarie: si parla, come conferma il Sole 24 Ore, del rischio che aumentino le sigarette, il diesel, la tassa sulla plastica, la sugar tax. In particolare la sugar tax, riporta il quotidiano di Confindustria, “potrebbe essere fissata a 0,6-0,7 euro al chilo, e valere 250 milioni l’anno”.
Intanto, così il premier Giuseppe Conte commenta il caos manovra, che, oltre al taglio del cuneo fiscale, dovrebbe varare un “fondo unico per la famiglia” (misura cara sia a Italia Viva che al M5S) e l’abolizione del superticket. Tuttavia il nodo delle coperture è evidente, mentre al Mef si lavora anche a un taglio delle detrazioni selettivo per i redditi sopra 100-120.000 euro. (ma Italia Viva dice di no).
“È una manovra difficile, complessa, ma inseriamo misure che guardano al futuro e non disperde risorse che sono limitate: vogliamo un’Italia giovane, dove i giovani rimangano, dove si possano far nascere bambini con servizi e strutture efficienti, vogliamo un’Italia verde. Stiamo cercando di delineare già in questa manovra questa prospettiva. Il calo demografico è un problema diffuso, in alcune aree si accentua ma è un problema di tutta l’Italia. Se guardiamo il trend i numeri sono preoccupanti: allora diventano importante il sostegno alle famiglie, il piano per gli asili nido”. Misure che “troverete nella manovra”, assicura il presidente del Consiglio.