Spesa pubblica locale: sprechi “costano” più di 5 miliardi. Val d’Aosta spende 6400 euro ad abitante
Gli sprechi della spesa pubblica locale “costano” più di 5 miliardi di euro. La cifra è quella quantificata dall’Ufficio studi di Confcommercio che ha presentato un’analisi della spesa pubblica rapportata alla qualità e alla quantità dei servizi erogati ai cittadini. Secondo lo studio, le regioni a statuto speciale spendono di più rispetto alle regioni a statuto ordinario e quelle più piccole spendono di più di quelle grandi. “Tre sono i macro-effetti che determinano l’eccesso di spesa pubblica locale: lo statuto speciale, le economie di scala e il Mezzogiorno”, ha dichiarato il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella presentando l’analisi.
Regioni: quale spendono di più pro capite
Guardando alla spesa pubblica locale pro capite, la Val d’Aosta spende per abitante circa 6.400 euro, quasi il 18% più del Trentino Alto Adige e oltre due volte e mezzo di Puglia, Campania e Lombardia. Tra le prime 7 regioni per spesa pubblica pro capite sono presenti tutte e cinque le regioni a statuto speciale. “Parlare di tasse è facile – ha detto Bella – dove prendere risorse è più complicato”. “Oltre la spesa abbiamo calcolato un indice sintetico di beni e servizi offerti ai cittadini da tutte le amministrazioni locali per una valutazione comparativa dell’efficienza della spesa pubblica locale.
Aumento Iva: stangata da 834 euro a famiglia
La Confcommercio con l’occasione ha anche analizzato la questione dell’effetto delle clausole Iva sul Pil e sui consumi. In caso di neutralizzazione delle clausole, dice l’ufficio studi, il Pil nel 2020 si attesterebbe sullo 0,3% mentre se aumentasse l’Iva il Pil scenderebbe a -0,2%, cioè entreremmo in recessione. Per i consumi lo scarto passerebbe dallo 0,3% senza aumento e a -0,5% in caso di aumento con una “stangata” da 834 euro a famiglia e 375 euro pro capite. Ma i 23,1 miliardi di euro che costerebbe l’aumento dell’Iva sono calcolati in base ai consumi attuali. “Probabilmente – ha osservato Bella- un aumento dell’imposta determinerebbe un calo dei consumi delle famiglie, quindi non si arriverebbe alla cifra necessaria, con la necessità di reperire ulteriori risorse nel 2021”.