Gualtieri: ‘bonus 80 euro rimane, assegno unico figli una rivoluzione’. Ma ministro alimenta dubbio Iva
“Il bonus da 80 euro (lanciato dal governo Renzi) non sarà eliminato, ed è intenzione del governo avviare un ripensamento dell’Irpef con una riforma fiscale in generale”. Così il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’ audizione sul Nadef al Senato.
Gualtieri ha ribadito che è “intenzione del governo avviare la riforma dell’Irpef”, avvertendo però che “la gatta frettolosa fa gattini ciechi”. Sarebbe dunque “poco saggio” realizzare una misura “così ambiziosa nei pochi giorni che separano l’insediamento del governo dalla presentazione della manovra”.
Detto questo, le parole di Gualtieri hanno di nuovo instillato il terribile dubbio, nella mente degli italiani, che alla fine qualche aumento dell’Iva, per determinate categorie di beni ci sarà. Il titolare del Tesoro non ha infatti escluso, di nuovo, la “rimodulazione dell’imposta”.
Parlando al Senato, Gualtieri ha spiegato che “l’aumento dell’Iva non è una delle fonti di finanziamento” delle misure della manovra “ma questo non esclude che si possano valutare rimodulazioni, puntando a rendere più equo ed efficace il meccanismo che ha visto la giustapposizione di aliquote diverse su diversi beni”.
Ovvero? Gualtieri ha sì assicurato che nel Nadef si parla di “completa sterlizzazione” delle clausole di salvaguardia, ma ha anche auspicato la rimodulazione dell’Iva per ovviare a un sistema che “non è sempre razionale”. A dispetto dei sostenitori agguerriti del contante, il ministro ha ventilato ancora la possibilità che ci sia un’Iva più alta per chi utilizza il contante come mezzo di pagamento e un’Iva più bassa per chi ricorre invece alla moneta elettronica (carte di credito etc), laddove ha affermato che la rimodulazione dell’Iva potrebbe “anche costituire un volano a incentivi a forme di pagamento digitale”.
FAMILY ACT, GUALTIERI PRECISA: BONUS RENZI RIMANE A CHI NON HA FIGLI
Il quotidiano La Repubblica dedica oggi un nuovo articolo alla proposta del governo: “un figlio, un assegno”, scrivendo che la misura potrebbe essere operativa già dal 2020, e aggiungendo altre novità emerse nelle ultime ore.
Innanzitutto, come ha detto Gualtieri, il bonus 80 euro al momento erogato ai lavoratori dipendenti non sarà eliminato a carico di quei dipendenti che non hanno figli, come sembrava emergere dai dettagli della vigilia.
Detto questo, sempre il ministro ha preannunciato che l’assegno unico per ogni figlio – che, riporta oggi il quotidiano La Repubblica – verrebbe erogato dal settimo mese di gravidanza ai 18 anni – sarà una «rivoluzione ».
La misura potrebbe partire, per l’appunto, già l’anno prossimo, se non all’inizio a metà anno.
Il piano da 30 miliardi necessita in ogni caso di 10 miliardi di coperture extra.
Così La Repubblica affronta la questione delle coperture:
“Il piano da 30 miliardi necessita di 10 miliardi di coperture extra. Il resto viene recuperato eliminando assegni familiari (6 miliardi) e detrazioni (12 miliardi). Oltre a bonus vari: premio alla nascita, bonus bebè, bonus rette asilo nido, fondo di sostegno alla natalità (2). Dieci miliardi non si trovano in un giorno. E neanche in 15, come il tempo che ci separa dall’invio della legge di Bilancio alle Camere. Ecco allora l’ipotesi. Rimodulare tre importanti centri di spesa: gli 80 euro, il reddito di cittadinanza e quota 100. Il bonus Renzi non verrebbe cancellato, come ha precisato anche Gualtieri. Resterebbe agli esclusi dall’assegno unico: chi è senza figli o non ha figli minori (per il primo anno) o non ha figli a carico (il secondo anno l’assegno unico verrebbe esteso anche agli under 26 che vivono ancora in famiglia). Gli 80 euro erogati alle famiglie con figli minori verrebbero invece riassorbiti nell’assegno unico da 240 euro al mese per ogni figlio. Così facendo, si recuperano 3,2 miliardi, visto che i due terzi di chi prende oggi il bonus Renzi non ha figli minori, secondo i calcoli di Massimo Baldini, docente di Scienza delle finanze all’Università di Modena”.
“Con la stessa logica – si legge ancora nell’articolo di La Repubblica – altri 2 miliardi arriverebbero dal reddito di cittadinanza, misura anche questa confermata e non messa in discussione. La famiglia che riceve uno o più assegni unici li scalerebbe dal reddito di cittadinanza eventualmente percepito. Ad esempio, con due figli sottraggo dai 780 euro mensili (l’importo massimo di cittadinanza) i 480 euro dell’assegno unico“.
Altri cinque miliardi arriverebbero dai cambiamenti che interesserebbero quota 100. L’economista e senatore del Pd Tommaso Nannicini propone di trasformare la misura “in un’Ape sociale rafforzata da 3 miliardi per consentire a tutti i disoccupati, ai lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, a chi si prende cura di parenti non autosufficienti di andare in pensione prima: a 62 anni con 30 anziché 38 anni di contributi. Una sorta di “quota 92”.
Ecco che così si libererebbero 5 miliardi. E dunque: “3 miliardi dagli 80 euro, 2 almeno dal reddito di cittadinanza e 5 da quota 100”, per un totale di 10 miliardi che andrebbe a coprire l’ammontare extra necessario per la realizzazione del piano Family Act da 30 miliardi e dunque dell’assegno unico da “240 euro al mese (il 40% in più se il figlio è disabile) per i 10 milioni di under 18 che vivono in 6 milioni di famiglie”.
“Un’operazione a costo zero per lo Stato”, e un beneficio, spiega ancora La Repubblica, che “andrebbe anche gli esclusi dagli 80 euro: disoccupati, lavoratori atipici, partite Iva, incapienti (sotto gli 8 mila euro), ceto medio. Ci sarebbe un tetto di reddito da 100 mila euro lordi”.