Confindustria, Csc presenta ricetta crescita: da interventi Iva a credito imposta per moneta elettronica
Il Csc, Centro Studi di Confindustria, propone al governo M5S-PD una ricetta in sette punti per sostenere la crescita dell’economia italiana e, al contempo, assicurare la sostenibilità dei conti pubblici. Le proposte fanno riferimento alla manovra, legge di bilancio 2020, a cui l’esecutivo sta lavorando. Così il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, intervenendo al convegno del Centro Studi di Confindustria:
“L’economia fatica a ripartire, anzi rallenta”.
Panucci ha riassunto in tre i fronti su cui il governo dovrebbe agire: “lavoro, investimenti privati e investimenti pubblici. Il taglio del cuneo fiscale è essenziale ma essenziali sono anche interventi sulla produttività e sui giovani, su scuola, formazione e Università”.
Di seguito le ricette proposte dagli analisti di Viale dell’Astronomia:
Primo punto. La prima azione da intraprendere è il “sostegno agli investimenti privati”, dando continuità alle misure fiscali che si sono rivelate efficaci, come il rifinanziamento dell’iper-ammortamento per le spese d’acquisto di beni strumentali incorporanti tecnologie digitali, cercando di allargarle a investimenti che favoriscono la transizione verso la sostenibilità.
Secondo punto: lo sblocco degli investimenti pubblici – proseguendo nell’azione di sblocco dei cantieri ancora fermi per spendere le risorse pubbliche che sono state stanziate, anche completando l’attuazione delle misure adottate recentemente (Decreto Sblocca-cantieri) ed eliminando gli altri ostacoli ancora esistenti.
Terzo punto: avvio di una riforma fiscale nella direzione di un alleggerimento del carico fiscale, specie quello che grava sul lavoro, sia mettendo più soldi in tasca ai lavoratori, per favorire l’offerta di lavoro e i consumi, sia riducendo il costo del lavoro per le imprese, per aumentare la competitività e la domanda di lavoro.
Quarto punto: riordino delle aliquote Iva. Nel caso si renda assolutamente necessario, per la tenuta dei conti pubblici e per evitare altre misure recessive, intervenire sull’attuale struttura dell’Iva, bisognerebbe finalizzare l’intervento sui singoli beni consumati prevalentemente dalle famiglie con redditi elevati, attenuando o comunque non aumentando l’incidenza dell’imposta sulle famiglie a basso reddito, che hanno tipicamente una maggiore propensione al consumo.
Quinto punto: l’introduzione di misure di contrasto all’evasione, in particolare con uno stimolo all’uso della moneta elettronica, scarsamente diffuso in Italia, da erogare attraverso la definizione di uno sconto fiscale a coloro che ne fanno ricorso; nell’ipotesi formulata dal Csc, si tratterebbe di un credito di imposta in percentuale del valore della transazione.
Sesto punto: l’acquisizione interamente a riduzione del deficit tendenziale dei risparmi derivanti dal minor utilizzo di “Quota 100” e dal Reddito di cittadinanza, per i quali sono state stanziate somme superiori a quanto si stima necessario sulla base delle domande pervenute, con risparmi oltre quelli ipotizzati dal governo nel Dl 4/2019 e accantonati come “economie di spesa”.
Settimo e ultimo punto: un riequilibrio della tassazione sulle rendite finanziarie, attraverso un aumento della tassazione dei proventi sui titoli di Stato, al fine di recuperare risorse da destinare a un piano per la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani.
Oggi il Csc ha pubblicato il report Scenari Economici, presentandolo a Roma presso la sede di Confindustria, in Via dell’Astronomia.
Nel rapporto si mette in evidenza come l’Italia sia in bilico tra ripresa e recessione, e come il rischio che l’economia italiana ricada in recessione non è del tutto rientrato.
Gli analisti del Centrostudi hanno reiterato le previsioni elaborate in primavera, che indicavano una crescita del PIL italiano dello 0,4% nel 2020, dopo la stagnazione attesa quest’anno (PIL a zero), e un rapporto deficit/PIL in crescita fino al 2,8%, pericolosamente vicino alla soglia del 3%.
Confindustria chiede, tra le misure, di allargare la platea dei beneficiari del bonus di 80 euro ai lavoratori incapienti e di intervenire sull’Irpef allineando i primi due scaglioni.
Gli analisti considerano l‘aumento del Pil +0,6% nel 2020 previsto dal governo M5S-PD eccessivo. La crescita – si legge nel report di Confindustria – “appare sovrastimata”, soprattutto nello scenario tendenziale (+0,4% con l’aumento delle imposte indirette).
Non la pensa così il ministro dell’economia Roberto Gualtieri che, intervenendo al convegno, ha affermato di ritenere che la stima del Nadef sul Pil del 2020 è, invece, “equilibrata e prudente”.
“Quel 0,1 o zero della Nadef – ha spiegato Gualtieri – non teneva conto degli ultimi datiche il 4 ottobre Istat ha presentato e che hanno rivisto al rialzo il Pil del II trimestre. Questo ci incoraggia a ritenere che sia sul 2019 che sul 2020 le nostre stime non siano ottimistiche ma ancorate alla realtà fattuale. Per il 2020 molto dipenderà da evoluzione contesto internazionale. Noi consideriamo l’obiettivo dello 0,6% una previsione equilibrata e persino prudente”.
Riguardo al target deficit-Pil pari al 2,2% (contro il 2,8% atteso dal Csc), Gualtieri ha detto che “é un numero che con equilibrio consente moderata espansione”.
“Abbiamo una resilienza del nostro sistema finanziario produttivo e sociale che spesso ci stupisce positivamente. Io spero che tra un anno noi saremo qui a commentare una situazione italiana ed europea in fase di sostanziale miglioramento ed una previsione di crescita del Pil ampiamente superiore a quella dell’anno in corso”, ha sottolineato ancora il ministro. Che ha rimarcato: “Il mio obiettivo è rilanciare la crescita del Paese e l’occupazione. Pensiamo di farlo già da quest’anno, abbiamo un orizzonte triennale molto ambizioso”.