Bond Argentina: da pessimo investimento in affare, la storia di un risparmiatore
Sentenza storica in favore di un risparmiatore tradito dalla banca, che aveva investito un’ingente somma in bond argentini. Dopo dieci anni di battaglie legali, il pessimo investimento si è trasformato in lauto guadagno. Una storia significativa che può essere di auspicio ad altri consumatori.
La vicenda ha inizio nell’aprile del 2000, quando la banca consiglia a un uomo sulla soglia degli 80 anni di investire buona parte del suo capitale, ben 62.155 euro, in obbligazioni emesse dallo Stato argentino, che, come è noto, di lì a poco sarebbe finito in default. Nel dicembre 2008, dopo che l’Argentina sospende il pagamento dei propri debiti, l’uomo anziano decide di denunciare quanto accaduto, portando la vicenda all’attenzione del Tribunale di Viterbo, la città dove risiedeva.
Il tempo passa e l’uomo muore poco dopo. Ma i suoi figli ed eredi decidono di proseguire la battaglia legale affidandosi all’associazione Konsumer, che, tramite l’avvocato Giovanni Franchi (esperto di diritto dei consumatori e presidente della sezione Emilia-Romagna dell’associazione) propone di ricorrere all’appello. Ebbene, la Corte d’appello di Roma, con sentenza n. 5676, pubblicata qualche giorno fa, lo scorso 19 settembre, a distanza di dieci anni, accoglie la richiesta e condanna la banca al risarcimento dei danni.
L’impugnazione è stata accolta, perché, “l’operazione era inadeguata”, si legge in sentenza, perché l’investitore era una persona anziana con una modestissima conoscenza della materia e i bond argentini all’epoca erano già titoli speculativi con un notevole livello di rischio. L’investimento quindi richiedeva l’avvertimento scritto di tale circostanza e l’accettazione, sempre per iscritto, del cliente.
Una sentenza storica, non solo per l’esito finale in sé, ma anche per la somma che viene riconosciuta come risarcimento al risparmiatore tradito: oltre 91mila euro. Un importo che permette oggi alla famiglia dell’uomo di riavere indietro non solo il denaro investito, ma anche il mancato guadagno.
La somma, infatti, deriva dall’importo investito di 62.155 euro nel 2000, detratti 7.556 euro di cedole percepite nel corso dell’investimento, a cui si sommano la rivalutazione monetaria, calcolata dal default dell’Argentina nel dicembre 2001, così da arrivare a poco più di 71mila euro, e interessi compensativi per oltre 20mila euro. Totale: 91.275 euro di risarcimento.
“Si tratta di una sentenza clamorosa – commenta l’avvocato Franchi, che ha preso in carica il caso del risparmiatore – non tanto per il suo esito relativamente alla pericolosità di quei titoli, ma soprattutto per la somma liquidata, di gran lunga superiore al capitale versato, così da rendere la causa un vero e proprio investimento”.
È, infatti, la prima volta che siano stati riconosciuti gli interessi compensativi, ossia quegli interessi, la percentuale dei quali deve essere determinata equitativamente, corrispondenti al danno che si presume essere derivato dall’impossibilità di disporre tempestivamente della somma dovuta e di impiegarla in maniera remunerativa. “Finora – sottolinea l’avvocato – non era mai accaduto che al risparmiatore venisse liquidato il danno derivante dal non aver potuto utilizzare quei mezzi in altri investimenti”.