Finanza Notizie Italia Renzi dice addio a PD assicurando sostegno a Conte2. Con lui una trentina di parlamentari

Renzi dice addio a PD assicurando sostegno a Conte2. Con lui una trentina di parlamentari

17 Settembre 2019 09:34

E’ agitazione in casa Pd, dopo l’addio annunciato dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Già nella serata di ieri erano trapelate indiscrezioni su una lettera che l’ex segretario del PD avrebbe scritto al premier Giuseppe Conte, per informarlo della sua decisione e per garantire comunque il suo sostegno al governo giallorosso. Nelle ore seguenti, Palazzo Chigi ha confermato, ed è stato poi lo stesso Renzi, con un’intervista al quotidiano la Repubblica pubblicata oggi, a confermare la scissione dal partito.

Il colloquio telefonico tra Renzi e Conte si è svolto nella serata di ieri, con Palazzo Chigi che si è limitato a confermare la telefonata, senza fornire ulteriori ed eventuali dettagli sulla conversazione.

A Repubblica, Renzi ha illustrato i suoi piani, facendo il punto della situazione: “Quello che mi spinge a lasciare è la mancanza di una visione sul futuro“, ha detto, aggiungendo che “i parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”.

Riguardo all’asse M5S-PD che si è venuto a creare, l’ex premier si è espresso chiaramente: “Di Maio non convince. Non ho fatto tutto questo lavoro per morire socio di Rousseau. Per me la politica è un’altra cosa rispetto all’algoritmo di Casaleggio. Ma non voglio disturbare il Pd. La nostra Casa non si candiderà né alle regionali né alle comunali almeno per un anno. Chi vorrà impegnarsi lo farà con liste civiche o da indipendente. La prima elezione cui ci presenteremo saranno le politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato”. Nel frattempo? “Voglio passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini”.

Ma il suo movimento non avrà la sua ragione d’essere solo nel contrastare il leader della Lega. Anzi, spiega il senatore, “è il contrario. Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”.

Renzi dice di non credere più insomma in una unità che considera di facciata. E comunica: “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti”, dice.

L’addio di Renzi non viene salutato con favore dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti:

“Ci dispiace. Un errore dividere il Pd, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia”, scrive così Zingaretti nella sua pagina Facebook. “Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito democratico”.

Più duro il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, stando a quanto riporta l’Ansa:

“Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.

Il Messaggero riporta intanto che “dovrebbero seguire Renzi venti deputati (da Maria Elena Boschi a Roberto Giachetti fino a Lucia Annibali) che daranno vita a un gruppo autonomo a Montecitorio, il cui presidente sarà Luigi Marattin, e quattro o cinque senatori (dalla ministra Teresa Bellanova all’ex tesoriere Francesco Bonifazi), che per ora si potrebbero accomodare sugli scranni del Gruppo Misto assieme al leader. Si lavora sotto traccia per agganciare un piccolo drappello di parlamentari di FI e continuano i contatti con i berlusconiani che non vogliono tornare tra le braccia di Matteo Salvini.

Il quotidiano romano afferma che Renzi avrebbe spinto, una volta presa la sua decisione a luglio, “il pedale dell’acceleratore sul fronte delle donazioni a favore dei suoi comitati Azione civile – Ritorno al futuro”.

Le donazioni, che “ammontavano a 20mila euro a giugno, sono arrivate a 260mila a luglio e a 220mila ad agosto. Tutte regolarmente registrate. Tra i maggiori finanziatori (100mila euro) Daniele Ferrero, primo azionista e ad di Venchi (il colosso del cioccolato), e Davide Serra, il finanziere con sede e residenza nella City fondatore di Algebris”.