Tari, sempre più cara: +76% negli ultimi 10 anni. Consumatori: rialzi inaccettabili, necessaria revisione
E’ conosciuta come Tari. E’ la tassa sui rifiuti che nella sua definizione ufficiale è quella ‘imposta’ destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che diventa sempre più cara sia per i cittadini sia per le imprese. Tanto che nel 2018 è arrivata complessivamente a 9,5 miliardi di euro, segnando un incremento dal 2010 del 76% (+4,1 miliardi). Questi i principali risultati del secondo monitoraggio dell’osservatorio tasse locali di Confcommercio (www.osservatoriotasselocali.it), secondo cui è lo scostamento dai fabbisogni standard è una delle principali cause dell’aumento dei costi di gestione dei rifiuti. Tra le singole regioni in Piemonte, Basilicata e Calabria si rilevano gli scostamenti maggiori, Toscana e Abruzzo rappresentano invece le più virtuose. Anche il costo medio pro capite è generalmente aumentato rispetto al 2017 con percentuali di rilievo in Umbria (+8,5%), Sicilia (+8%) e Lazio (+7%).
A fronte di costi sempre più alti, sottolinea Confcommercio, calano livello e quantità dei servizi offerti dalle amministrazioni locali: solo 5 Regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto) si collocano sopra il livello di sufficienza. Nonostante ciò, a quasi tutte le categorie merceologiche si continuano ad applicare coefficienti tariffari in crescita. Tra le attività che pagano di più, ortofrutta, fiorai e pescherie (24,3 euro al mq.); i maggiori aumenti per discoteche, ristoranti, negozi di abbigliamento, librerie.
Numeri che hanno scatenato la reazione dei consumatori che parlano di rialzi inaccettabili e che chiedono una revisione. “Rialzi inaccettabili ed ingiustificati. Non è tollerabile che i cittadini debbano pagare per le inefficienze dei comuni, incapaci di gestire il servizio in modo ottimale”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc). “All’estero con i rifiuti ci guadagnano e ci riscaldano le città. Da noi è solo un costo”, prosegue Dona. “Una tassa che va rivista dato che, come dimostra un’occasionale papers di Bankitalia, ha effetti redistributivi a sfavore dei nuclei con redditi più bassi, visto che presenta profili di regressività e, di fatto, è assimilabile ad un’imposta patrimoniale considerato che, invece di essere commisurata all’entità dei rifiuti prodotti, è basata sulle dimensioni della casa e sul numero di componenti della famiglia”, conclude Dona. Il Codacons la definisce un paradosso tutto italiano. E per Andrea Scozzoli, presidente dell’Aires (Associazione che riunisce le principali aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo) è “necessario e impellente rivedere il sistema di prelievo della tassa affinché rispecchi correttamente la reale produzione di rifiuti”.