Conte-bis promosso da S&P che ammette: debito record è solo uno dei parametri da guardare
Ramoscello d’ulivo da parte delle agenzie di rating verso l’Italia dopo la svolta politica. In attesa di Moody’s che si escprimerà sull’Italia domani (a mercati chiusi), è arrivato ieri sera il primo assaggio da S&P che vede segnali positivi dalla nuova compagnie di governo guidata da Giuseppe Conte.
S&P Global Ratings ha sottolineato che l’annuncio di una nuova coalizione di governo tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico potrebbe aprire la strada a importanti adeguamenti politici, compresi quelli sulla legge di Bilancio 2020, Per il momento, tuttavia, l’annuncio di un nuovo governo non modifica i rating di S&P sull’Italia (BBB con outlook Negativo).
“Positivamente, la formazione del governo di coalizione evita la necessità di nuove elezioni quest’anno, il che avrebbe ridotto il tempo già limitato a disposizione per negoziare e approvare il budget 2020”, rimarca la nota dell’agenzia di rating che aggiunge: “Negoziando potenzialmente degli obiettivi di bilancio più flessibili in cambio di impegni per le principali misure di riforma strutturale per stimolare la crescita, la nuova coalizione potrebbe anche essere in grado di rafforzare il coordinamento tra l’Italia e le istituzioni dell’UE sulle principali politiche di bilancio”. S&P ritiene che tali cambiamenti potranno rafforzare le metriche di credito dell’Italia, supponendo che la coalizione possa servire l’intera legislatura (fino al 2023).
Da economia segnali contrastanti
Guardando all’economia, S&P giudica la prima metà di quest’anno non totalmente da bocciare per l’economia italiana che ha dato segnali contrastanti. Nonostante una domanda più debole di auto e componenti in Europa, le esportazioni sono cresciute quasi del 3%. Al contempo gli indicatori sull’occupazione sono rimasti positivi, con stabilità nel numero di posti disponibili nella maggior parte dei settori cosa che ha portato a un calo del tasso di disoccupazione. Il Pil nel secondo trimestre è però risultato a crescita zero, significativamente al di sotto della media dei Paesi Ocse. Il debito pubblico italiano, pari al 132% del pil, è il terzo più alto nell’Ocse dopo Giappone e Grecia: Tuttavia, conclude S&P, nel determinare il merito creditizio, valutiamo anche altri parametri. Risparmi e debito privato contano altrettanto”.
L’altra grande agenzia di rating, Fitch, lo scorso mese ha lasciato invariati rating e outlook sull’Italia, tagliando le previsioni sul Pil 2019 dallo 0,4% allo 0,1% in attesa di vedere l’evoluzione della crisi politica.