Brexit: Boris Johnson punta a nuove elezioni. Tony Blair ai laburisti: dite no, Corbyn impopolare
Tutti contro Boris Johnson, anche molti appartenenti al partito dei Tories, di cui è leader. La decisione di appellarsi alla Regina per chiudere il Parlamento UK per ben cinque settimane ha fatto perdere la pazienza a diversi Conservatori, che già prima vedevano come uno spettro la prospettiva di un no-deal Brexit nella deadline del 31 ottobre. I Tories ribelli sono dunque pronti a votare a favore di una proposta di legge che dovrebbe approdare in Parlamento nella settimana che si è appena aperta. Anche perché, dopo, visto che Westminster chiuderà i battenti orientativamente da non più tardi del 12 settembre al 14 ottobre, tempo per votare, checché ne dica Johnson, non ce ne sarà.
Il rischio (piuttosto concreto) che alcuni Tories dicano no a un no-deal Brexit avrebbe fatto infuriare, secondo i rumor del Sun, il premier: che sarebbe deciso così a sacrificare la maggioranza parlamentare e a indire nuove elezioni. Se così fosse, in realtà non sarebbe proprio uno shock, visto che c’è già chi ha interpretato il desiderio di voler sospendere il Parlamento come la volontà di far tornare al voto i cittadini, stufi della saga Brexit che sta andando avanti da troppo tempo.
A tal proposito, per l’ex premier laburista Tony Blair, Boris Johnson starebbe facendo leva proprio sulla sopportazione dei cittadini, giunta ai limite, per mandare avanti il suo piano incentrato sulle elezioni generali. Blair non ha mancato così di lanciare un appello ai laburisti. Così, in un discorso proferito stamattina:
“Siamo stufi della Brexit. Sono stufo della Brexit. Siamo tutti stufi. Ma nessun leader politico serio suggerirebbe di prendere una decisione di questa importanza facendo scadere la stessa pazienza”.
Secondo Tony Blair, ciò che starebbe facendo Johnson è, di fatto, cavalcare l’impazienza dei britannici, portando loro a prendere decisioni sulla scia di un emozione, che non su quella di una valutazione ragionata.
Il governo – ha continuato l’ex premier- è stato assaltato da una gang di avventurieri“.
Dagli estratti del suo discorso è emerso anche un monito ben preciso, rivolto a chi ritiene che una no-deal Brexit significhi la realizzazione della Brexit e la fine di questa Odissea: le cose non stanno affatto così, perchè a quel punto “saremmo obbligati a trattare (ancora) con Bruxelles per un accordo commerciale”, con la differenza che “il nostro potere contrattuale sarebbe minimo o inesistente”.
Per Blair è inoltre importante capire che l’esito del referendum del 23 giugno del 2016 non è un mandato per un no-deal Brexit-.
Blair ha raccomandato in ogni caso ai suoi di rifutare l’opzione di un ritorno alle urne e di optare piuttosto per un referendum. Insomma, “i laburisti dovrebbero rifiutare le elezioni anticipate fino a che la Brexit non venga risolta”.
Tra l’altro, se si tornasse al voto secondo Blair i laburisti sarebbero destinati a perdere, vista l’impopolarità del loro leader Jeremy Corbyn (che nel frattempo, parlando anche lui, ha detto invece di essere favorevole all’opzione del ritorno al voto).
“I Brexiters – ha detto Tony Blair – sanno che ci sono due questioni nella politica britannica: una è la Brexit; l’altra è la leadership di Corbyn. Sono le interazioni avvenute tra queste due questioni ad aver forgiato e definito la politica britannica negli ultimi 3-4-anni. Boris Johnson sa che se in gioco ci fosse solo la Brexit, (lui) potrebbe fallire. Ma se riuscisse invece a presentare sia la questione della Brexit che quella su Corbyn, potrebbe avere successo, nonostante la maggioranza sia contro un no-deal Brexit, e questo perché alcuni temono la premiership di Corbyn ancora di più”.