M5S-PD: Di Maio vuole il Viminale, Pd valuta Padoan a Economia. Su manovra si punta a maxi sconto Ue
“La strada è in salita su programma e contenuti”. In particolare, “emergono differenze sulla manovra finanziaria”, dicono fonti dem, dopo il vertice a Palazzo Chigi che si è svolto ieri sera tra le delegazioni di Pd e M5S per esplorare la reale possibilità di formare un governo giallorosso. Fonti del M5S hanno, dal canto loro, sottolineato che “è un momento delicato e chiediamo responsabilità, ma la pazienza ha un limite. L’Italia non può aspettare, servono certezze. Aspettiamo una loro posizione ufficiale su Conte”.
Su quest’ultimo nodo, caduto il veto del Partito democratico, la strada dovrebbe essere libera, comunque, per un Conte bis.
Nelle trattative il fattore “poltrone” è stato motivo, come era naturale che fosse, di tensione. Tanto che il quotidiano La Repubblica intravede scogli piuttosto alti per il buon esito dei negoziati, nell’articolo di apertura “Crisi di un governo mai nato”, con cui fa riferimento alle richieste del vicepremier Luigi Di Maio. Di Maio ha infatti “ha alzato la posta” e ora, “oltre alla riconferma del premier uscente (Giuseppe Conte), vorrebbe per il M5S il Viminale e il commissario Ue”.
Anche il Sole 24 Ore affronta il toto-ministri e i desiderata di Di Maio, che punterebbe per l’appunto al Viminale, dunque alla carica di ministro dell’Interno, al momento ricoperta dall’altro vicepremier, il leader della Lega Matteo Salvini.
Dal canto suo, il Pd propone per il Viminale “Marco Minniti (si fanno anche i nomi del capo della Polizia Franco Gabrielli e di Raffaele Cantone)”.
Il quotidiano di Confindustria precisa che “per Di Maio, proprio ieri «blindato» da Davide Casaleggio, si prospetta in ogni caso un ministero pesante: la richiesta del Viminale potrebbe essere la casella di partenza per arrivare alla Difesa”, mentre al “Pd spettano – secondo lo schema di accordo delle scorse ore basato sul fatto che Conte è da considerarsi in quota M5s e non ‘terzo’ – anche gli Esteri (il nome più accreditato resta quello di Paolo Gentiloni, a meno che l’ex premier non vada alla commissione Ue per la quale sono in corsa anche Enrico Letta e Roberto Gualtieri) e l’Economia (qui sono in campo Antonio Misiani o Gualtieri, ma tra i democratici si fa strada l’ipotesi di un ritorno di Pier Carlo Padoan salvo veti da parte del M5s).
L’asse M5S-Pd, sempre secondo il Sole 24 Ore, starebbe pensando allo stesso tempo all’urgenza della manovra per il 2020, sperando già in una flessibilità da parte di Bruxelles.
La speranza è di ottenere “da Bruxelles l’ok a una nuova tranche di flessibilità di 0,4-0,5 punti di Pil da sommare alla quota dello 0,18% di Prodotto interno per interventi contro il dissesto idrogeologico e il Ponte Morandi di Genova già utilizzata quest’anno e messa in conto per il prossimo dall’ultimo Def. In tutto si tratterebbe di 10-12 miliardi“.
Viene fatto notare che, “senza più l’ipoteca ‘flat tax’ targata Lega, (la manovra) si dovrebbe attestare tra i 30 e i 35 miliardi, compresi i 23,1 miliardi necessari per evitare gli aumenti dell’Iva e i 4-5 miliardi per spese indifferibili e rifinanziamenti obbligati”.
Il quotidiano La Stampa parla invece della battaglia tra M5S e il Pd per le cariche di vicepremier, rivelando che il “Pd punta ad averne uno tra Orlando o Franceschini“, e aggiungendo che “i 5Stelle che ne vorrebbero uno anche per loro”.
Su Di Maio al Viminale, riportano fonti, ci sarebbe stato inoltre un vero scontro tra Pd e M5S, nel vertice fiume di Palazzo Chigi, durato alla fine quattro ore.