Sell attaccano borse Asia: Tokyo -2,17%, Hong Kong -3%. Mercati freddati da nuove tensioni Usa-Cina
L’escalation della guerra commerciale Usa-Cina, confermata venerdì con l’annuncio di Pechino di alzare dal 5% al 10% dazi doganali su $75 miliardi di beni americani, e con i toni infuocati di Donald Trump, che ha minacciato come ritorsione nuove tariffe contro Pechino, mette ko l’azionario globale.
In Asia si registrano perdite superiori a -2%, e lo yuan offshore scivola testando nuovi minimi, a 7,1619 nei confronti del dollaro.
Trump sarebbe pronto a reagire ai dazi cinesi alzando tariffe commerciali già imposte sulle importazioni di prodotti cinesi valutati $250 miliardi, dal 25% al 30%, a partire dal prossimo primo ottobre, oltre a colpire beni cinesi di un valore di $300 miliardi alzando le tariffe dal 10% al 25%.
Tra l’altro, nel corso del G7 di Biarritz, Francia, il presidente americano ha minacciato di dichiarare la guerra commerciale contro la Cina una emergenza nazionale.
Altre tensioni sono emerse nel corso del meeting, con Trump che ha minacciato nuovi dazi sui vini francesi, come risposta alla digital tax che Parigi ha imposto sulle aziende Usa attive nel settore tecnologico.
Prove di intesa commerciale, invece, con il Regno Unito di Boris Johnson. Il presidente americano ha detto infatti al premier britannico di puntare su “un grande accordo commerciale con gli UK”, auspicando che avvenga presto. Trump ha anche definito Johnson “l’uomo giusto” per concretizzare la Brexit.
Borsa Tokyo vede l’indice Nikkei 225 affossato dalle vendite, in calo del 2,17%, borsa Shanghai -1,21%, Sidney -1,61%, Seoul -1,52%.
Focus anche sull’acuirsi delle tensioni a Hong Kong, dove la polizia ha sparato contro i manifestanti. Rimane altissima la tensione nella città-stato, a causa della controversa legge sull’estradizione, legge che se approvata permetterebbe l’estrazione nella Cina continentale delle persone accusate di avere commesso alcuni crimini.
La governatrice aveva deciso di cancellare la norma, ma gli attivisti ritengono che si tratti solo di una mossa per rimandare la questione. Questione che si è confermata punto di partenza di una ‘rivoluzione’ contro Pechino, da parte dei manifestanti che rivendicano autonomia e indipendenza. L’indice Hang Seng di Hong Kong è capitolato oggi fino a -2,93%.
Dal fronte macro, diffuso il Superindice del Giappone di giugno, che si è confermato pari a 93,3 punti, come indicato nella lettura preliminare. La lettura finale del dato conferma la performance più debole dal febbraio del 2010.
L’indice fotografa le condizioni generali dell’economia giapponese, facendo riferimento ad alcuni dati, come quelli sull’occupazione, sulla fiducia dei consumatori, sulla produzione, sul mercato immobiliare e azionario.