Totoministri governo M5s-Pd, per l’Economia c’è il dem Misiani (La Repubblica)
Proseguono le trattative tra M5S e Pd un’alleanza che porti a un nuovo esecutivo giallo-rosso. OLtre al nodo premier, si parla anche di suddivisione dei principali ministeri, a partire da quello chiave dell’Economia.
In caso di permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, rimarca oggi un articolo di Repubblica, la delegazione dem nell’esecutivo sarebbe più larga e andrebbe a occupare poltrone di serie A. Fra i papabili il senatore Antonio Misiani, responsabile del settore economia del partito, nel ruolo di successore di Giovanni Tria. E nel governo potrebbero trovare spazio i due vice di Zingaretti, Paola De Micheli (si parla di Sviluppo Economico), e un nome di peso come quello di Andrea Orlando, che a sorpresa potrebbe reindossare i panni del Guardasigilli. Ma per la Giustizia c’è anche la suggestione Pietro Grasso (Leu).
L’articolo del quotidiano diretto da Carlo Verdelli fa altri nomi: l’ex premier Paolo Gentiloni potrebbe tornare agli Esteri, anche se per la Farnesina restano alte le quotazioni di Enzo Moavero Milanesi, personalità non sgradita al Nazareno. Resta il nodo del Viminale, dove un esponente dem dovrà raccogliere la pesante eredità di Matteo Salvini: non ha mai smesso di circolare il nome di Marco Minniti, anche se è nota la predilezione di Matteo Renzi per il capo della polizia Franco Gabrielli.
In casa 5S, prosegue Repubblica, alcuni ministri uscenti vengono dati per confermati: da Elisabetta Trenta (Difesa) ad Alberto Bonisoli (Beni culturali), il cui lavoro ieri è stato promosso ieri sul web da Beppe Grillo. Non ci sarà sicuramente Danilo Toninelli, pronto a essere sostituito alle Infrastrutture dal capogruppo grillino al Senato, Stefano Patuanelli. In ascesa sono invece le quotazioni di Lorenzo Fioramonti, vice ministro dell’Istruzione, e soprattutto di Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo gialloverde, l’ex Margherita nella cui abitazione romana si sono incontrati venerdì sera Di Maio e Zingaretti. Minori possibilità di entrare in una squadra col Pd avrebbe Alessandro Di Battista, che in questi giorni ha espresso una posizione filo-leghista.