Savona: ‘Italia resti in Europa, ma sì a sforamenti parametri europei. Draghi? QE troppo tardi’
L’ex ministro degli Affari europei Paolo Savona, ora presidente della Consob, presenta in occasione di un suo intervento al Meeting di Cl a Rimini, la sua idea di Europa e la sua idea dell’Italia in Europa.
Nel giorno in cui il governo M5S-Lega sembra destinato a crollare, in attesa del discorso del premier Giuseppe Conte – che dovrebbe secondo alcune fonti rassegnare le proprie dimissioni, anche se alcuni rumor non escludono un Conte bis -, l’economista che la Lega aveva proposto per il dicastero dell’Economia, beccandosi immediatamente il no del Quirinale, torna ad auspicare un’Europa diversa, precisando che l’Italia deve comunque rimanere nell’euro:
L’Italia “deve restare in Europa, ma con la forza della ragione deve riuscire a cambiare, quanto meno alleggerire, i difetti di costruzione”. “Non sono contro l’Europa – precisa Savona – ma serve una moneta che abbia tutti i poteri”.
L’ex ministro non si limita ad auspicare cambiamenti all’architettura dell’euro.
Farà sicuramente discutere la frase con cui, nell’auspicare una riprogrammazione integrale del bilancio dello stato“, sottolinea che questa operazione deve collegarsi su quanti rischi lo stato copre e a chi li copre. A tal proposito, Savona affronta il problema della sanità.
“Non possiamo dare la sanità gratis a persone che sono in grado attraverso il reddito di procurarsela. Lo stato deve decidere qual è il limite al quale lo stato garantisce ai cittadini che ne hanno necessità la copertura totale da tutti i rischi”.
Non manca inoltre un rimprovero rivolto direttamente al numero uno della Bce, Mario Draghi, il banchiere centrale che ha salvato l’Eurozona dal collasso con le sue varie misure in stile “WhateverItTakes”. Misure che tuttavia, secondo il numero uno della Consob, non sono state del tutto corrette, sicuramente non tempestive.
Alcuni interventi in Europa vanno pensati “non come ha fatto Draghi, che se intervieni sul debito pubblico italiano lo fai anche su quello tedesco”, ha sottolineato. Tra l’altro, “Draghi fece il Quantitative easing nel 2012, quattro anni dopo lo scoppio della crisi, quando molte imprese italiane erano già saltate”.
Riguardo al debito pubblico italiano, ha sottolineato ancora, è “esposto alla speculazione” (non sarebbe dunque colpa dell’Italia, ma degli speculatori?).
A tal proposito, l’economista ha lanciato un appello anche a favore di una “fondamentale riprogrammazione del bilancio pubblico”, per l’appunto, che consenta all’Italia introdurre nella nuova legge di bilancio “un preambolo” che le permetta di sforare i parametri europei, dunque di “campare”.
L’auspicio è che l’Italia insomma stipuli una sorta di “patto che sia credibile”, prevedendo una Bce aggressiva e l’impegno, comunque, di Roma, a “rivedere integralmente la sua struttura di bilancio” in modo che il rapporto debito/Pil si avvicini allo zero.