Crisi governo, sì di Prodi a Pd-M5S. Trichet (ex Bce) su Italia: ‘ci ha abituati a stare con fiato sospeso’
Mancano appena 24 ore al discorso che il premier Giuseppe Conte proferirà domani, martedì 20 agosto, al Senato. Le indiscrezioni si sprecano e, a fronte di chi dà per certe le sue dimissioni, c’è anche chi parla di un possibile patto tra il M5S e il Pd per “avere Conte ancora premier”, come emerge dai rumor segnalati dal Corriere della Sera.
Rispunta poi anche il nome di Enrico Letta come possibile premier desiderato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Una cosa è certa: il M5S ha scaricato ufficialmente Matteo Salvini, nell’incontro avvenuto nel fine settimana, indetto per fare il punto della situazione.
Luigi Di Maio, Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Paola Taverna e i capigruppo Patuanelli e D’Uva si sono mostrati d’accordo nel definire il leader della Lega “un interlocutore non più credibile”, e “inaffidabile”.
Così il comunicato successivo alla riunione:
“Prima la sua mossa di staccare la spina al Governo del cambiamento l’8 agosto tra un mojito e un tuffo. Poi questa vergognosa retromarcia in cui tenta di dettare condizioni senza alcuna credibilità, fanno di lui un interlocutore inaffidabile, dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi. Il Movimento sarà in Aula aula al Senato al fianco di Giuseppe Conte il 20 agosto”.
Beppe Grillo avrebbe aperto a un’alleanza Pd-M5S, prospettiva che sembra avere l’assist anche dell’ex premier ed ex numero uno della Commissione europea, Romano Prodi.
Immediata la reazione dei due economisti della Lega, il presidente della Commissione di bilancio della Camera, Claudio Borghi, e il presidente della Commissione di Finanze del Senato, Alberto Bagnai:
“Riforma dell’Europa e delle banche a braccetto con Renzi, Boschi e Prodi? Sarebbe tradimento per salvare le poltrone“, hanno detto, stando a quanto riportato dall’Ansa, che ha segnalato anche le dichiarazioni dei due capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari:
“Se i grillini preferiscono Renzi alla Lega – hanno detto – lo dicano chiaro, gli Italiani sapranno chi scegliere”.
In serata, da Marina di Pietrosanta, lo stesso Salvini ha reagito molto duramente: “I M5s sono pronti a andare con Renzi e la Boschi domattina e sono io quello inaffidabile. Prodi oggi ha detto ‘facciamo il governo Ursula’, con Pd, M5s e Fi, voi lo riterreste normale?”.
E così Salvini è tornato a commentare stamattina l’ipotesi di un governo Pd-M5S, intervenendo a Radio Anch’Io: “Qualunque governo venga fuori” da questa crisi sarà “un patto per la poltrona”, che sarà appoggiato da “quaranta senatori renziani”, da “una manciata di senatori che hanno il terrore di andare al voto” perché “perdono la poltrona”. “Si stanno inventando la qualunque ed eventuale governo Pd-M5S sarebbe un tradimento degli italiani”, ha precisato il vicepremier.
TRICHET: ITALIA CI HA ABITUATI A TENERCI CON IL FIATO SOSPESO
In tutto questo, si mette in evidenza l’intervista rilasciata dal francese ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet a La Repubblica.
Nell’affrontare i problemi che caratterizzano l’economia globale, Trichet si è riferito all’Italia, lanciando un chiaro monito: ” Per il vostro Paese ‘c’è anche la sfida di dover convincere ogni giorno gli investitori della propria affidabilità. È una sfida non priva di rischi, ma l’Italia ci ha abituati a tenerci col fiato sospeso”.
“Ottava potenza mondiale, per tutte le altre economie industriali (l’Italia) è una sorta di esperimento da laboratorio – ha rincarato la dose l’economista, motivando così la sua definizione – Per diverse ragioni, quello che succede in Italia deve essere tenuto costantemente sott’occhio dalle altre democrazie avanzate. Dopo la tempesta di Mani Pulite ci sono stati analoghi episodi giudiziari altrove. In un certo senso Berlusconi, un uomo d’affari di successo con una profonda consapevolezza della tv e degli altri mass media, ha anticipato la vittoria di Trump. Anche l’innaturale unione dei due partiti di governo, comunque vada a finire, con le loro pulsioni anti-establishment, merita un’attenta analisi all’estero. Peraltro, quando si va a chiedere ai cittadini italiani se si sentono bene dentro l’euro, una netta maggioranza è per il sì, nella media degli altri Paesi».
Trichet ha poi giustificato la necessità che, insieme a Draghi, lo portò a inviare una lettera all’Italia nel periodo più buio della crisi, nel 2011. Si tratta di quella missiva, “al momento della transizione al vertice della Bce esattamente otto anni fa”, in cui come ha ricordato il quotidiano vennero indicati i provvedimenti che il paese avrebbe dovuto prendere:
“Le ricordo che la situazione era drammatica oltre ogni limite. Una rampante speculazione minacciava di distruggere Italia e Spagna e stava attaccando un insieme di Paesi pari al 40% del Pil dell’area. Noi scrivemmo al governo italiano e a quello spagnolo, contemporaneamente avviammo massicci acquisti di titoli dei due Paesi sul mercato secondario. Così fu evitato il peggio. Devo dire che l’Italia ha accolto negli anni successivi con i governi Monti, Letta e Renzi diverse nostre raccomandazioni, dalla riforma del mercato del lavoro a quella delle pensioni. Se lo rifarei? Fortunatamente né l’Italia né la Spagna sono oggi in situazioni altrettanto drammatiche. In ogni caso, non ho più il mandato: ma l’urgenza di riforme strutturali rimane valida per tutti i Paesi”.