Imprese artigiane: in 6.500 hanno chiuso bottega, unica eccezione è il Trentino
6.500 imprese artigiane hanno chiuso bottega nei soli primi sei mesi dell’anno. Ad eccezione del Trentino Alto Adige, in tutte le altre regioni italiane il saldo del primo semestre è stato negativo. I risultati più preoccupanti si sono registrati in Emilia Romagna, in Sicilia e in Veneto. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Una moria, quella delle aziende artigiane, che dura ormai da 10 anni. Tra il 2009 e il 2018, infatti, il numero complessivo è sceso di quasi 165.600 unità.
I fattori che pesano sull’artigianato italiano
“La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la mancanza di credito e l’impennata degli affitti – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – sono le cause che hanno costretto molti artigiani a cessare l’attività”. Secondo l’esperto, per rilanciare questo settore è necessario, oltre ad abbassare le imposte e ad alleggerire il peso della burocrazia, rivalutare il lavoro manuale. “Negli ultimi 40 anni c’è stata una svalutazione culturale che è stata spaventosa – prosegue Zabeo – L’artigianato è stato dipinto come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese”.
Da sottolineare infatti la difficoltà delle imprese artigiane a trovare personale disposto ad avvicinarsi a questo mondo. “Soprattutto al Nord”, afferma il segretario della Cgia, Renato Mason. Più in generale, comunque, l’artigiano di domani sarà colui che vincerà la sfida della tecnologia per rilanciare anche i “vecchi saperi”.
Lo spettro dell’aumento dell’Iva
Una ulteriore stangata al mondo dell’artigianato potrebbe arrivare il prossimo 1° gennaio. Se non si disinnescherà l’aumento dell’Iva, l’innalzamento di 3 punti percentuali sia dell’aliquota ordinaria che di quella ridotta rischia di provocare degli effetti molto negativi sul fatturato di queste attività che, ricorda la Cgia, vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie.
Decreto Dignità nella giusta direzione
Positivo il giudizio della Cgia di Mestre sul Decreto Dignità, approvato dal governo quest’anno, che ha stabilito che dal 2020 i comuni con meno di 20mila abitanti avranno la possibilità di azzerare per i successivi tre anni le tasse locali a quegli artigiani o piccoli commercianti che amplieranno il proprio negozio o riapriranno l’attività dopo un periodo di chiusura di almeno 6 mesi. “Un segnale, seppur insufficiente, che va nella direzione giusta: quella di rivitalizzare le nostre città e piccoli paesi che sono sempre più svuotati di attività e di servizi ai residenti”, concludono dall’istituto.