Sindacato bancari attacca le banche online: rischio giungla con costi nascosti e bassa qualità
Il digital banking è una realtà da tempo e promette in poco tempo di oscurare il vecchio mondo delle banche fisiche. Il 51% della popolazione europea utilizza l’internet banking per i servizi bancari con paesi come la Danimarca e l’Olanda che sforano la percentuale record dell’85%. L’Italia è ancora indietro, e molto.
Le principali banche, comprese quelle italiane, stanno riducendo di pari passo il numero degli sportelli e conseguentemente gli organici con Unicredit che potrebbe annunciare a fine anno un maxi-taglio di 10 mila dipendenti (la maggior parte in Italia). Nell’ultimo decennio le trasformazioni tecnologiche hanno portato al taglio di 40 mila bancari e altri 26 mila si prevedono in uscita nei piani fino al 2023.
La tesi della Fabi
Il sindacato dei bancari, la Fabi, nell’ultimo mese ha preso posizioni molto dure contro l’eventualità di mosse come quella che sta studiando Unicredit e nei giorni scorsi ha pubblicato una guida sul digital banking mettendo in guarida dai rischi di una diffusione selvaggia del canale digitale.
La Fabi avverte circa la presenza di benefici ma anche rischi a partire da quelli in termini di sicurezza e dei possibili costi nascosti. Inoltre, il vademecum della Fabi si sofferma sul fatto che le banche digitali affidano la risoluzione delle possibili problematiche a personale non strettamente bancario. In più sovente le campagne promozionali aggressive per i prestiti – concessi senza adeguati screening – spesso mascherano la vendita di prodotti assicurativi.
Sileoni: rischio discount del credito
“L’uso dell’online spinto all’eccesso corre il rischio di trasformare il settore in un discount del credito, mentre, secondo noi, la banca tradizionale viene ancora percepita dalla clientela come più sicura e affidabile, perché la consulenza offerta allo sportello resta un punto di riferimento per gli utenti. Anche per questo motivo il prossimo contratto nazionale di lavoro, che stiamo negoziando con l’Abi, dovrà tutelare sia i clienti sia le lavoratrici e i lavoratori bancari”, afferma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Ieri Andrea Greco in un articolo di Repubblica ricordava come in uno studio del 2018 Oliver Wyman stimò un rapporto tra costi operativi e attivi bancari italiani all’1,8-1,9% tra 2007 e 2017, ben sopra la media Ue di 1,3-1,4%. Divario spiegato da tre cause: mercato del lavoro non fluido, dimensione media modesta dei gruppi, ritardo strutturale nell’evoluzione digitale.