UBI Banca: utile netto in calo nel primo semestre 2019. Massiah: “Parola chiave è sostenibilità”
Utile al netto delle poste non ricorrenti a 183,4 milioni, inferiore ai 222,1 milioni del primo semestre 2018, mentre quello contabile arriva a toccare i 130,9 milioni rispetto ai 208,9 milioni del primo semestre 2018. Questi i risultati registrati da UBI Banca nel primo semestre 2019 secondo cui nel periodo in esame si è toccato un risultato della gestione operativa in crescita del 3,3% a 636,8 milioni.
Nell’ambito dei proventi operativi, il margine d’interesse ha mostrato buona resilienza, attestandosi a 886,2 milioni nonostante la riduzione dei volumi di impiego, grazie all’efficacia della politica di salvaguardia degli spread. Prosegue inoltre, si legge nella nota, il buon andamento delle commissioni nette, cresciute dello 0,6% a 812,9 milioni dagli 808 del primo semestre 2018, nonostante gli oltre 23 milioni di minori commissioni up-front e di performance su prodotti di risparmio e assicurativi nel 2019. Crescono inoltre le coperture dei crediti deteriorati di 190 punti base rispetto a marzo 2019 (e di 259 punti base includendo i write-off) e la raccolta diretta (+1,2% vs marzo 2019 e +2,4% vs gennaio 2019). “È un semestre particolarmente positivo perché nell’ambito dello stato patrimoniale il Common Equity Tier 1 risale al 12 per cento. E’ un livello che, diciamo così, ci fa entrare nell’ambito delle banche particolarmente solide ed è un livello ottenuto nonostante che siano stati, come dire, applicati tutta una serie di parametri di aggiornamento dei nostri modelli avanzati” così il Consigliere Delegato di UBI Banca Victor Massiah. “La parola chiave è sostenibilità, in tutte le sue accezioni, normalmente viene in qualche modo avvicinata a una componente che fa riferimento all’aspetto ecologico, all’aspetto green, ma in realtà la sostenibilità è anche un approccio di lungo periodo alla risoluzione dei problemi. Le nostre imprese sono sicuramente sostenibili, sono sopravvissute a uno tsunami, che è stata una crisi di meno 10% del PIL che avrebbe ucciso chiunque, attraverso una capacità di andare all’estero e differenziare i propri ricavi che è stata miracolosa. Allo stesso tempo i nostri imprenditori sono consapevoli che devono mettere insieme ecologia, gestione di lungo termine, capacità di avere relazioni con il personale di lungo periodo, in una parola: fiducia con tutti gli aventi interesse, con tutti i famosi stakeholder, fiducia perché non inquino, fiducia perché ho una relazione dove tu ti puoi in qualche modo basare su di me impresa per i tuoi progetti futuri e in questo, in questa logica di lungo periodo, io vedo la soluzione. È evidente che se questo lungo periodo sostituisse l’attuale “short termismo” anche nella gestione come dire delle nostre componenti pubbliche, faremmo un grande passo avanti”.