Previdenza: quell’insostenibile peso dell’assistenza sulle pensioni. Ecco perché separarle
Sempre più insostenibile il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale, che sale a 144,748 miliardi di euro. Così emerge dal Nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano redatto da Itinerari Previdenziali, secondo cui dal 2008 l’incremento strutturale è stato di oltre 41 miliardi, di 3 volte superiore all’incremento della spesa per pensioni.
Secondo il rapporto calano gli occupati (22.839.000 a fine 2020) e aumentano leggermente i pensionati (16.041.202), con ripercussioni sul rapporto attivi/pensionati, in peggioramento – da 1,4578 a 1,4238 – dopo il record positivo del 2019. Si riduce il numero delle prestazioni in pagamento, comunque in media 1,4162 per pensionato, mentre passa dai 18.765 del 2019 euro a 19.181 euro al 2020 l’importo medio effettivo del reddito pensionistico. Il tutto mentre l’andamento della spesa per prestazioni di natura previdenziale soffre la pandemia ma si conferma tutto sommato sotto controllo, per quanto in crescita afferma il rapporto di Itinerari previdenziali. Così nel 2020, ha raggiunto i 234,7 miliardi di euro, pari al 14,20%, del PIL; l’aumento rispetto all’anno precedente è dell’1,95% e in gran parte imputabile alle conseguenze del nuovo coronavirus, che ha causato un crollo di quasi 9 punti percentuali (-8,9%) del Prodotto Interno Lordo italiano.
Nel 2020, il numero delle prestazioni totalmente assistenziali – pensioni per invalidi civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra – ha toccato quota 4.116.992, quasi 60mila prestazioni in meno rispetto al 2019: calo cui hanno concorso sia la riduzione fisiologica delle pensioni di guerra sia quella delle invalidità, a propria volta attribuibile ai rallentamenti burocratico-amministrativi causati da COVID-19. Pari a 3.709.993 il numero di pensionati beneficiari al netto delle “duplicazioni” relative a quanti ricevono più tipologie di prestazioni, per un costo complessivo di 23,878 miliardi, valore salito costantemente negli ultimi 9 anni. Sommando a questi beneficiari, i titolari di altre prestazioni assistenziali – sempre al netto delle duplicazioni e non considerando la quattordicesima mensilità – il numero di pensionati totalmente o parzialmente assistiti (beneficiari delle “altre prestazioni”) è di 7.686.501, vale a dire il 47,92% dei 16.041.202 pensionati totali.
“Non sembra rispecchiare le reali condizioni socio-economiche del Paese un dato che vede quasi la metà dei pensionati italiani assistiti, del tutto o in parte dallo Stato. Così come non pare credibile che la maggior parte di queste persone non sia riuscita in 67 anni di vita a versare quei 15/17 anni di contribuzione regolare che avrebbe consentito di raggiungere la pensione minima. O, ancora, il fatto che il 40,7% delle nuove pensioni liquidate dall’INPS nel 2020, esclusi i dipendenti pubblici, siano prestazioni totalmente assistite, tra gli anni 2014-2020 addirittura incrementate dell’8,8%”, ha commentato Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ricordando appunto che, a differenza delle pensioni finanziate da imposte e contributi, questi trattamenti gravano sulla fiscalità generale senza neppure essere soggette a imposizione fiscale».