Alt di Tria su flat tax e salario minimo. Salvini non ci sta: ‘serve manovra coraggiosa, non obbedire a Ue’
La manovra economica per il 2020 si conferma sempre di più pomo della discordia non solo tra il M5S e la Lega ma anche tra Giovanni Tria da un lato e la coppia Salvini-Di Maio (come era avvenuto per la manovra per il 2019, un film dunque già visto).
D’altronde, in teoria la carica che Tria ricopre gli impone di vestire i panni del paladino dei conti pubblici italiani e, di conseguenza, ligio al suo dovere istituzionale, il ministro cerca di frenare i facili entusiasmi dei due vicepremier. Risultato: nelle ultime ore il titolare del Tesoro ha gelato entrambi.
La flat tax “non c’è, non c’è nessuna flat tax nel senso di un unico scaglione – ha detto, intervistato da Sky, riguardo alla proposta che è diventata il nuovo cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini – Si tratta di diminuire il numero degli scaglioni, iniziando il primo anno e poi possibilmente ridurli ancora. La scelta è su quali classi di reddito si potrà ridurre le aliquote”. Una dichiarazione che, come rileva il Sole 24 Ore in un articolo dell’edizione odierna, “sembra avvicinarsi più ai progetti M5S sulle tre aliquote che alla tassa piatta per i redditi medio bassi cara alla Lega”.
Non si fanno attendere i vari commenti-minacce del leader della Lega, vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che già ieri si era espresso in questo modo:
“Se il ministro dell’economia pensa di fare una manovra economica da robetta non sarà il nostro ministro dell’economia”, non nascondendo la propria irritazione: “Vorrei ancora capire qual è l’idea di manovra economica per il Paese. Serve un forte taglio di tasse, ma se vuoi farlo devi aprire una discussione coraggiosa, non obbedire all’Europa. O tutti sono disponibili a farlo o questo è un problema”.
In un intervento a Radio 24 Salvini ha rincarato la dose: “Se il ministro dell’Economia del mio governo dice che di taglio delle tasse non se ne parla, o il problema sono io o è Tria”. Insistendo: “se qualcuno ha dubbi o paure, basta dirlo ma allora quel qualcuno è fuori posto, o sono io o qualcun altro”; e facendo notare poi a Maria Latella di Radio 24 il suo desiderio di lanciare una “manovra importante, ambiziosa e coraggiosa”: anche perchè “l’Italia non merita di essere ultima perché ci sono regole studiate a tavolino per il vantaggio di Francia e Germania. La stessa Ue che dice a noi di osservare allo zero virgola le regole permette che da anni Francia e Germania le ignorino: non siamo di meno dagli altri”.
Intanto, intervistato dal Corriere della Sera, il viceministro dell’economia leghista Massimo Garavaglia si è così espresso: “Quattro miliardi per ridurre le tasse sono veramente poca cosa. Bisogna andare su un ordine di grandezza decisamente più ampio” che sarebbe “almeno il triplo. Servono non meno di 10-12 miliardi per un impatto strutturale su crescita, consumi e risparmio”.
“La Lega è contraria a un salario minimo che aumenti i costi delle imprese, mentre il taglio del cuneo si può fare se si rimette mano al bonus di 80 euro di Renzi. Quella è una spesa già finanziata, che si potrebbe trasformare in una decontribuzione, magari portandola a 100 euro e cogliendo due risultati: il miglioramento dei conti, perché si ridurrebbero la spesa e la pressione fiscale, e l’aumento della busta paga”.
Nelle ultime ore il ministro Tria ha gelato anche il M5S di Luigi Di Maio sul salario minimo: “Non ho affrontato ancora la partita” del salario minimo, ma “non è che lo Stato deve coprirlo”. In questo caso, tuttavia, non si può parlare di una chiusura completa: “Si puo vedere come facilitare in via transitoria” la sua applicazione “ma – ribadisce – è un problema che riguarda le imprese private, ne terremo conto nel disegno complessivo”.
Nel corso dell’intervista, il ministro ha risposto alla domanda sull’intenzione del governo M5S-Lega di disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva per 23 miliardi nel 2020: “Stiamo lavorando in quella direzione”, aggiungendo che la manovra per il 2020 implicherà “un deficit molto contenuto, quello che serve all’economia italiana”.
Sempre ai microfoni di Sky, Tria ha detto ieri che “gli 80 euro di Renzi sono “una specie di mito, ci sono gli 80 euro ed è chiaro chi riceve gli 80 euro non si troverà mai una perdita, sarà garantito il suo livello di reddito al netto delle tasse, poi dipende da come verrà disegnata la riforma fiscale, potrebbero avere un altro nome e magari invece di 80 diventeranno 90″.