Alitalia: Atlantia c’è, ma Di Maio vuole contenere sua presenza e far entrare anche Toto
Qualche conferma arriverà magari oggi, giorno in cui si riunisce il cda di Atlantia. Sembra assumere in ogni caso contorni più definiti il piano di salvataggio, l’ennesimo, per la compagnia aerea, incentrato sulla creazione di una newco, che vedrà Ferrovie dello Stato e il Ministero delle Finanze detenere la maggioranza assoluta.
Si sa che Delta Airlines ci sarà (anche se ha dato un aut aut sulla presenza di Atlantia, stando ad alcune indiscrezioni), mentre l’incognita è su Atlantia. In realtà, la holding della famiglia Benetton sarebbe pronta a fare il suo ingresso, dicono le fonti. Tuttavia, il Sole 24 Ore riporta oggi che Atlantia – che a quel punto diventerebbe il quarto partner, disperatamente cercato – potrebbe essere affiancata da un quinto partner.
Il quotidiano di Confindustria parla di un ticket con il gruppo di Carlo Toto o con German Efromovich, azionista di maggioranza della colombiana Avianca. “La partita del salvataggio di Alitalia oggi vivrà una giornata chiave, con la riunione del consiglio di amministrazione di Atlantia. Dalla seduta, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore, dovrebbe uscire la decisione di presentare una manifestazione d’interesse per entrare nella «Newco Nuova Alitalia» insieme a Fs, Delta Air Lines e Mef”.
Fonti della maggioranza interpellate dall’agenzia di stampa Adnkronos hanno rivelato che stanno salendo le quotazioni di Carlo Toto, che due giorni fa ha incontrato il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio per completare la newco.
Le fonti hanno confermato la chiusura di lunedì per la presentazione dell’offerta vincolante, ribadendo che nella newco FS e il Mef avranno la maggioranza assoluta.
E’ stato lo stesso Di Maio, con un post su Facebook, a confermare l’incontro con Toto: “Ieri sera ho incontrato Toto, mi dicono ci sia una proposta in arrivo di Atlantia. Io su Atlantia non ho pregiudizi, ma nessuno si deve mettere in testa che sulla revoca delle concessioni ad Autostrade si torna indietro”, ha affermato ancora il leader del M5S e ministro dello Sviluppo economico, ricordando “i 40 e passa morti del ponte Morandi” di Genova. Il riferimento è alla tragedia del crollo del Ponte Morandi, avvenuta in data 14 agosto 2018, nel tratto autostradale gestito da Autostrade, controllata da Atlantia.
Così il quotidiano di Confindustria sulla proposta che Atlantia sarebbe disponibile a fare per Alitalia:
“Atlantia, che non ha fatto dichiarazioni dopo le anticipazioni del Sole 24 Ore, starebbe valutando in queste ore di presentare una manifestazione di interesse per la quota ‘mancante’ nella Newco Nuova Alitalia. Si tratta di circa il 35-40% del capitale , corrispondente ad almeno 300 milioni di euro. Trattandosi di una offerta non vincolante, dal punto di vista tecnico, non necessita di un via libera formale del board”.
Il Sole 24 Ore sottolinea che, “in base a uno schema ufficioso Fs e Atlantia potrebbero avere il 35% ciascuna della Nuova Alitalia, Mef e Delta il 15% ciascuno. Ma il quadro torna a complicarsi. Secondo fonti autorevoli, Di Maio vorrebbe «contenere» il peso della società dei Benetton affiancandole un quinto socio, dividendo a metà la quota del 35-40% ancora da assegnare”. Di Maio sosterrebbe soprattutto Toto, che però ha un contenzioso e debiti con l’Anas (100% di Fs) per canoni autostradali non pagati”.
Dal canto suo, Atlantia sarebbe orientata a porre condizioni a fronte della sua partecipazione alla cordata. Il che significa che la holding vorrebbe ottenere prima “le dovute garanzie industriali da parte della nuova Alitalia controllata da Fs e Mef”.
In tutto questo, arriva il monito del Financial Times. Nell’articolo “Rome’s anti-business stance is ringing alarm bells for investors”, il quotidiano britannico riprende il dossier Alitalia, denunciando la continua ingerenza dello Stato in affari che dovrebbero rimanere, è il caso di dirlo, privati. Tanto che il quotidiano finisce anche per fare un paragone con l’Italia di Mussolini:
Lo Stato italiano sta diventando invasivo negli affari in un modo che riporta alla mente l’IRI, l’Istituto per la ricostruzione industriale dell’Italia creato dal leader fascista Benito Mussolini nel 1933. I ministri hanno suggerito anche di far ricorso a Cassa depositi e Prestiti per cercare di risolvere diversi dossier, dalle banche alle tlc all’industria”.
L’idea dell’IRI, continua l’FT, piace a “un governo italiano che cerca voti in un economia afflitta dalla povertà e dalla disoccupazione”. Anche perchè, “al tempo dei suoi splendori, negli anni ’80, l’IRI dava lavoro a mezzo milione di persone, possedendo 1000 aziende. Ma alla fine è incappata in forti perdite, fino alla sua liquidazione nel 2002″.
Tornando al caso di Alitalia, l’Ft scrive che “nell’ultima puntata del dramma di un’agonia, si è appreso che il gruppo di infrastrutture Atlantia della famiglia Benetton starebbe valutando di fare un investimento di circa 300 milioni di euro per acquistare una quota di minoranza in Alitalia”.
Per chi non ricordasse come sono andate le cose in passato, l’FT rinfresca la memoria, mettendo in evidenza come, nel caso in cui i rumor si concretizzassero, Atlantia inietterebbe risorse in Alitalia per la terza volta.
“La società autostradale quotata in Borsa, di proprietà della famiglia Benetton, ha partecipato già a due ricapitalizzazioni (della compagnia aerea) nel 2008 e nel 2017, in quest’ultimo caso con un piano che ha coinvolto la compagnia aerea di Abu Dhabi Etihad“.
I salvataggi di Alitalia, viene sottolineato ancora, sono costati ai contribuenti italiani almeno 9 miliardi di euro in più di un decennio. E, ammonisce l’FT, “non ci sono ragioni logiche per pensare che quest’ultimo sforzo per risanare la compagnia aerea funzionerà meglio di tutti gli altri compiuti negli ultimi anni”.
Ciò che l’FT mette in evidenza, è soprattutto l’ingerenza dello Stato nel mercato. L’articolo fa riferimento alla strategia del bastone e della carota che il governo M5S-Lega ha adottato nei confronti di Atlantia, a causa del collasso del Ponte Morandi di Genova avvenuto nel tratto autostradale gestito dalla sua controllata Autostrade. Il riferimento è all’atteggiamento ostile creatosi con l’esecutivo giallo-verde che ha “raggiunto un nuovo livello di allarme”.