Pressione fiscale reale al 48%, destinata a salire quest’anno. Per abbassare tasse servono 33 miliardi
I contribuenti italiani subiscono una pressione fiscale reale del 48%. Si tratta di quasi 6 punti in più rispetto al dato ufficiale Istat, pari al 42,1 per cento. Lo rivela l’ufficio studi della Cgia, spiegando che a pesare non sono solo le tasse, il cui peso negli ultimi anni è leggermente sceso, ma anche le tariffe di luce, acqua e gas, i pedaggi autostradali, i servizi postali, i trasporti urbani, ecc, che invece sono cresciuti. “Dal punto di vista contabile, queste voci non rientrano nella pressione fiscale – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – Tuttavia, hanno avuto e continuano ad avere degli effetti molto negativi sui bilanci di famiglie e imprese”.
Ecco perché la pressione fiscale reale è al 48%
Per capire le ragioni della divergenza dei dati ufficiali e reali, cccorre considerare anche il fatto che la pressione fiscale si calcola attraverso il rapporto tra le entrate fiscali e il Pil. Ma nel 2016 (ultimo dato disponibile) l’economia non osservata ammontava a 209,8 miliardi di euro, pari al 12,4% del Pil: di questi, 191,8 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e altri 17,9 alle attività illegali. Quindi se dalla ricchezza prodotta si scorpora la componente riconducibile all’economia “in nero”, il peso del fisco in capo ai contribuenti onesti sale inevitabilmente, consegnandoci un carico fiscale reale molto superiore a quello ufficiale.
Nel 2019 la pressione fiscale è destinata a salire
Non è da escludere che nel 2019 la pressione fiscali aumenti. Non tanto perché il prelievo complessivo è destinato ad aumentare, cosa che in linea di massima non si dovrebbe verificare, bensì perché la crescita del Pil sarà molto contenuta e nettamente inferiore alla variazione registrata l’anno scorso. Si ricorda che, dopo il picco massimo toccato nel biennio 2012-2013, negli anni successivi la pressione fiscale ha fatto segnare una diminuzione che nel 2017 e nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento.
Per abbassare le tasse nel 2020 si devono recuperare almeno 33 miliardi
“Se da un lato abbiamo recuperato 7,6 miliardi di euro che ci hanno evitato la procedura di infrazione da parte dell’Ue – dichiara il Segretario Renato Mason – dall’altro lato dobbiamo trovare entro dicembre 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e altri 10-15 miliardi per estendere a tutta la platea dei contribuenti la flat tax”. Insomma, al fine di evitare un forte aumento dei prezzi di beni e servizi e per beneficiare di una decisa riduzione del carico fiscale,
si dovrebbero recuperare in pochi mesi almeno 33 miliardi.