Ilva, aut aut di Arcelor: senza tutele legali azienda chiude 6 settembre. Di Maio: no ricatti
Caso Ilva in prima pagina nei giornali di oggi, dopo l’aut aut dell’Ad di ArcelorMittal Europa, Geert Van Poelvoorde, che ha minacciato di chiudere l’azienda il 6 settembre, se non rimarranno le tutele legali per attuare il piano ambientale.
Il 6 settembre non è una scelta a caso, visto che dal giorno dopo sarà abolita l’immunità penale e amministrativa che era stata introdotta da una legge del 2015. Pomo della discordia è, per la precisione, l’articolo 46 del decreto Crescita che questa settimana sarà convertito definitivamente in legge e che stabilisce lo stop all’immunità penale.
Posizioni diverse tra la Lega di Matteo Salvini e il M5S di Luigi Di Maio. Mentre quest’ultimo ha risposto, secondo i rumor riportati dall’Ansa, di non accettare ricatti, Salvini ha sottolineato:
“Io avrei lasciato la garanzia legale. Di Maio mi assicura che non rischia, io mi fido”. Ma “con 15 mila posti di lavoro non si scherza. Non si può cambiare un contratto in corso d’opera. Non ci possiamo permettere la chiusura”, “gli imprenditori arrivati adesso hanno ereditato una situazione disastrosa e in nove mesi non possono sistemarla”.
Ma Di Maio non vorrebbe sentir ragioni:
“Io non accetto ricatti. Qui la legge è uguale per tutti. Ilva resti aperta, non hanno nulla da temere, le soluzioni si trovano”.
Ma anche la posizione di Van Poelvoorde è chiara:
“Il Governo continua a dirci di non preoccuparci, che troverà una soluzione, ma finora non c’è niente. Quindi il 6 settembre l’impianto chiuderà. Abbiamo ancora due mesi, spero che il Governo trovi una soluzione, siamo aperti a discutere”.
“Noi ci fidiamo delle dichiarazioni del Governo – ha continuato l’AD, stando a quanto riporta l’Ansa -stiamo andando avanti con il piano, non rallentiamo e aspettiamo che il Governo trovi una soluzione perché non c’è motivo per cui ci mandino via. Ma apparentemente non vedono questo problema grave come lo vediamo noi”. In ogni caso, ha continuato, “non puoi gestire un impianto sotto sequestro quando non hai protezione legale, è impossibile. Non posso mandare i miei manager lì ad essere responsabili penalmente in una situazione già fuori norma perché l’impianto è sotto sequestro».
Detto questo, l’amministratore delegato ha rassicurato sul fatto che il gruppo sta andando avanti con il piano ambientale e che per ora «non rallentano».
Così, inoltre, Arcelor Mittal Italia:
“L’entrata in vigore del Decreto Crescita non consentirebbe ad alcuna società di gestire l’impianto oltre il 6 settembre, una data che è stata fissata dal Governo, a meno che non sia garantita la necessaria tutela ambientale”.
Tra l’altro, l’azienda ha annunciato anche il numero delle giornate della cassa integrazione che partirà dall’1 luglio prossimo e coinvolgerà 1395 dipendenti per 13 settimane.
Fonti del Mise hanno reso noto che è stato fissato per il prossimo 4 luglio un incontro tra il vicepremier Di Maio e il management di ArcelorMittal, che prevede la presenza, anche, dell’ad di Mittal Italia Matthieu Jehl.
Sempre il Mise in una nota ha criticato il lancio della cassa integrazione “tramite comunicato stampa”.
“Un atteggiamento irresponsabile – si legge in una nota del ministero – che mina l’equilibrio sociale del territorio di Taranto. Un equilibrio messo già a dura prova in questi decenni e che crea allarmismo e tensione, frutto anche delle dichiarazioni dell’ad Geert Van Poelvoorde, sulla presunta chiusura dello stabilimento”.
L’opposizione non ha mancato, intanto, di far sentire la sua voce:
In particolare, l’ex premier Matteo Renzi, che oggi dovrebbe fare un intervento al Senato, ha anticipato, stando a quanto riporta il quotidiano Il Messaggero, un piccolo assaggio del suo intervento: «L’Ilva è la più importante fabbrica del Sud. Questi che ci governano non sono cialtroni: sono semplicemente pazzi. Licenziano 15 mila persone. E ora? Reddito di cittadinanza per tutti?».
Mentre Nicola Zingaretti ha twittato: «Gestione caso Ilva. Altro crimine di questo Governo contro l’Italia».