Startup: Lombardia, Lazio e Emilia-Romagna le regioni più innovative. Software e IT i settori più in voga
Il mondo delle start up sta crescendo in tutta Europa a ritmi sostenuti e le città più innovative sono Berlino, Londra, Parigi e Stoccolma. Ma anche l’Italia fa sentire la sua voce. Secondo un report di Viking Italia sulla situazione delle start up su territorio italiano ad oggi, realizzato grazie al database del Registro delle Imprese, sul territorio nazionale si contano ben 10.164 start up registrate.
Il settore con più startup registrate è quello del Software e IT
A livello regionale Lombardia, Lazio e Emilia-Romagna sono le 3 regioni più innovative d’Italia, mentre il settore in cui le start up puntano di più è quello del Software e IT (3.424 start up), seguito da Ricerca e sviluppo (1.355) e Servizi d’informazione (921).Tuttavia, ci sono settori meno considerati dai nostri start-uppers e in cui si tenta a puntare di meno. Si contano solo 23 start up incentrate sull’arte e l’intrattenimento, seguite dal settore degli alloggi, che ne vede soltanto 15. Il settore in cui si innova di meno in Italia è quello dell’Alloggio, con solo 15 start up. Guardando poi al capitale, dal rapporto emerge che le start up in Italia non sono particolarmente redditizie e certo non si può parlare di unicorni visto che 4.228 su un totale di 10.164 si aggirano su un capitale annuo dichiarato dai 5.000 ai 10.000 Euro, mentre al secondo posto vediamo 2.179 start up che guadagnano dai 10.000 ai 50.000. Solo una è dichiarata a più di 5 milioni di euro.
I CEO e fondatori sono per lo più uomini
Guardando alla composizione, tra tutte le 10.164 start up presenti in Italia, solo 453 sono capitanate da solo donne, mentre in 880 il board dei fondatori è mistro tra donne e uomini. La stragrande maggioranza – 8275 – ha un fondatore uomo. Per quanto riguarda l’età, 811 sono le start up completamente formate da capi giovani e 1.046 da capi di età miste, tra cui però obbligatoriamente anche un giovane. Le regioni più giovanili sono Lombardia, Lazio e Veneto con rispettivamente 485, 193 e 180 start up con almeno un giovane a capo.
Per quanto riguarda la presenza di stranieri, l’Italia ha principalmente italiani a capo delle start ups con solo capitaneggiate da stranieri come CEO e 97 con un mix di italiani e stranieri. Infine, per quanto riguarda i titoli di studi dei componenti il board, non vengono prese in considerazione lauree triennali per qualificarsi come pluri-laureato, ma soltanto magistrali o dottorati. Dalla ricerca emerge difatti che la grande maggioranza di start up in Italia è composta da capi che hanno studiato al massimo 3 anni all’università – raggiungendo quindi una laurea triennale – o che all’università non ci sono proprio andati.