Imu e Tasi in scadenza: alla cassa oltre 25 milioni di proprietari e versamenti per 10,2 miliardi di euro
Si avvicina la scadenza con il doppio acconto dell’Imu e della Tasi il prossimo 17 giugno, il primo appuntamento dell’anno con le tasse sugli immobili che chiama alla cassa 25 milioni di proprietari che verseranno 10,2 miliardi di euro. I calcoli sono quelli che ha elaborato il Servizio Politiche Territoriali della Uil secondo cui sugli oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale che devono pagare le tasse, il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati.
Imu e Tasi: alla cassa oltre 25 milioni di italiani
Sia l’Imu che la Tasi, non sono dovute sull’abitazione principale a meno che non rientri nelle categorie catastali di lusso e/o di pregio (A1, A8 e A9). In tal caso i costi dell’IMU/TASI sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio sarà di 2.610 euro (1.305 euro con l’acconto), con punte di oltre 6 mila euro. Il costo medio complessivo dell’IMU/TASI su una “seconda casa”, ubicata in un capoluogo di provincia, come spiega Ivana Veronese – Segretaria Confederale UIL -sarà di 1.070 euro medi (535 euro da versare con la rata di giugno) con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città. Secondo i risultati del rapporto, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi; a Bologna 2.038 euro; a Genova 1.775 euro; a Torino 1.745 euro. Valori più “contenuti”, invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro; a Sondrio con 674 euro.
Aliquote Imu e Tasi: in quali Comuni sono aumentate e in quali no
Il doppio acconto del 2019 si caratterizza per essere il primo in cui Comuni hanno aumentato le aliquote dopo tre anni di blocco. La media dell’aliquota applicata per le seconde case tra IMU e TASI, commenta Ivana Veronese, ammonta al 10,4 per mille e, in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Città capoluogo) è stata confermata “l’addizionale TASI”, fino a un massimo dello 0,8 per mille, introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi Comuni l’aliquota fino all’11,4 per mille. Tuttavia, dice la UIL, gli aumenti non sono tanti.
Oltre 200 i Comuni che hanno rivisto al rialzo quest’anno le aliquote tra cui 4 Città capoluogo (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino). In particolare, ad Avellino l’aliquota per le seconde case e altri immobili tra IMU/TASI sale dal 10,5 per mille al 10,6 per mille; a Torino si sono modificate alcune aliquote e, in particolare, l’aliquota sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 per mille al 7,08 per mille, mentre, quella a canone libero, dal 8,6 per mille al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l’aliquota sale dal 4,6 per mille al 6 per mille; a Pordenone sui negozi sfitti l’aliquota sale al 10,6 per mille. Scendono invece le aliquote a Firenze, Grosseto, Pavia, Lucca, Taranto, Biella, Vercelli.
“Il tema della tassazione sulla casa è presente anche nelle “Raccomandazioni Paese” della Commissione Europea quando chiede all’Italia la reintroduzione della tassa sulle prime case per gli “alti” redditi. Una tesi, questa, che avrebbe fondamento per chi ha redditi consistenti – conclude Ivana Veronese – se non ci trovassimo però di fronte a due paradossi: un alto grado di infedeltà fiscale e valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al valore reale dell’immobile. Per cui prima di parlare di reintroduzione di tasse sulle prime case sarebbe il caso di partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali, che non dovrà significare maggiori prelievi ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobili. Ovviamente sempre accompagnando questo processo a una lotta “senza se e senza ma” all’evasione fiscale. Infine, sulla tassazione immobiliare venendo meno il concetto di “tassa sui servizi”, va semplificato il meccanismo riunendo in un’unica imposta l’IMU e la TASI”.