Pensione: in arrivo lo scivolo per lasciare il lavoro con 7 anni di anticipo
E’ in arrivo un maxi scivolo verso la pensione, che permetterà di lasciare il lavoro con un anticipo fino a 7 anni. Lo prevede un emendamento al Decreto Crescita, in discussione oggi all’Aula per poi passare al Senato ed essere approvato in legge entro il 30 giugno. La proposta però prevede alcuni precisi requisiti e condizioni.
Le condizioni
Innanzitutto, lo scivolo riguarda soltanto i lavoratori di una grande azienda, vale a dire con più di i 1.000 dipendenti. E’ necessario poi un accordo con i sindacati che preveda un programma di assunzioni. L’azienda infatti potrà aderire all’iniziativa e quindi mandare via i lavoratori più anziani o ridurre il loro orario (anche fino al 100%), soltanto se ha in corso un processo di rendustrializzazione e riorganizzazione, che necessita di nuove competenze professionali. Dovrà quindi essere specificato il numero di nuove assunzioni a tempo indeterminato o con il contratto di apprendistato che l’azienda intende fare nell’ottica di rinnovamento. Infine l’impresa deve assumersi l’onere del pagamento della pensione anticipata.
Le somme della pensione
E arriviamo quindi alla pensione anticipata, che dovrà avere un importo pari a quello maturato al momento dell’uscita attraverso una indennità mensile, liquidabile anche in unica soluzione. Se invece il lavoratore è vicino alla pensione anticipata l’azienda dovrà versare anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto.
Oltre a dare la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo, la proposta prevede anche la riduzione oraria, che può essere concordata fino al 100%. In questo caso la riduzione potrà essere integrata dalla cassa integrazione ma fino a 18 mesi anziché 24.
Validità limitata
Da qui si intuisce che lo scivolo è quasi totalmente a carico delle imprese, ma ha alcuni costi anche per il bilancio pubblico. A questo riguardo, verranno stanziati 40 milioni quest’anno e 30 milioni il prossimo. La proposta, se accettata, infatti avrà validità limitata, ossia per soli due anni. In via sperimentale.
Tra gli aspetti, l’emendamento prevede anche una clausola per evitare nuovi esodati, precisando che “leggi e altri atti aventi forza di legge non possono in ogni caso modificare i requisiti per conseguire il diritto» alla pensione «vigenti al momento dell’adesione” all’uscita con scivolo.