Lettera Ue arrivata, mentre è alert Telegraph su moneta parallela. Economia italiana nelle mani di Borghi e Bagnai?
La tanto attesa lettera Ue all’Italia è arrivata ieri. Scontato il messaggio di Bruxelles al governo M5S: “L’Italia non ha fatto sufficienti progressi nel debito nel 2018“. Indirizzata al Mef, la missiva ha dato a Roma 48 ore di tempo per rispondere: questo significa che il Ministero dell’economia e delle finanze capitanato da Giovanni Tria ha tempo fino a domani per chiarire il motivo per cui i conti pubblici italiani continuano a non migliorare.
In serata arriva la dichiarazione del vicepremier leghista Matteo Salvini che, dopo la furia con cui ha attaccato nei giorni pre ma anche post-elezioni europee le varie regole e diktat imposti dai piani alti dell’Europa, smorza un po’ i toni.
“Domani (oggi per chi legge) incontreremo il ministro dell’Economia Giovanni Tria per coordinare la risposta all’Europa. L’Europa manda lettere, rilievi, vincoli, ma è cambiato il mondo. Bisogna investire in lavoro, taglio della burocrazia, detassazione. Stiamo lavorando come matti per crescere e investire nel taglio delle tasse, non nell’aumento delle tasse”, dice il ministro dell’Interno in diretta da Facebook.
“Rispettosamente, senza fare casini, senza picchiare i pugni sui tavoli dobbiamo costruire un’Europa come comunità di uomini e popoli che mettano al centro il lavoro, il benessere la crescita, rivedendo dei vincoli e delle regole vecchie che bloccano la possibilità di crescere”.
Stavolta, la reazione più minacciosa sembra quella dell’altro vicepremier e grande sconfitto del voto in Europa, il leader del M5S Luigi Di Maio:
“La lettera che ci ha inviato l’Ue è totalmente assurda, vogliono aprire una procedura di infrazione sul debito del 2018 fatto dal Pd”. “Potevano prendersela col governo di prima e se la stanno prendendo con noi.
NON SOLO LETTERA UE, TELEGRAPH LANCIA ALERT MONETA PARALLELA
Non solo l’Italia non si piega, si potrebbe aggiungere, ma è pronta a sfoderare un’altra arma, di cui si parla da parecchio, targata Lega. Più esattamente, targata Claudio Borghi, economista leghista e presidente della Commissione di bilancio della Camera.
Si tratta dell’idea dei minibot e della richiesta al governo di introdurre questi titoli di Stato di piccolo taglio, per pagare i debiti della Pa.
La proposta è stata presentata, stando a quanto riporta il quotidiano La Verità, “dalla Lega fino al Pd” . Così il giornalista Fabio Dragoni:
“La mozione bipartisan approvata martedì scorso alla Camera impegna il governo a ‘sbloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso professionisti ed imprese’ agevolando il meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari’ tramite ‘la cartolarizzazione di crediti fiscali anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio’. Il documento, rende noto l’articolo, è stato approvato anche dai grillini e dal Pd.
Dalla stampa esteram oggi arriva subito l’alert moneta parallela, lanciato sul Telegraph dall’editorialista Ambrose Evans- Pritchard che affronta il caso preannunciando che “l’Italia attiverà la sua moneta parallela’ rispondendo così con una sfida all’ultimatum della Bce. Mentre chi in Italia plaude all’ipotesi dei minibot
Ed ora, minibot?
70 miliardi di euro potrebbero essere utilizzati per il pagamento di imposte e contributi, un modo per risollevare la situazione economica del nostro Paese.
Votare serve 🇮🇹👍🏻 #Borghi pic.twitter.com/xjoDDhsIrk— Serena Notaro (@Serena_Notaro) May 30, 2019
il quotidiano britannico paventa uno scontro epico che si presenterebbe con l’introduzione della moneta parallela tra Roma e Bruxelles. C’è da dire che il padre della proposta dei mini-bot Claudio Borghi non ha mai definito questi strumenti ‘moneta parallela’. A tal proposito, vale la pena di riprendere le dichiarazioni che ha rilasciato mesi fa a La Verità, nelle stesse ore in cui il Financial Times paventava il peggio, parlando di una moneta parallela che avrebbe potuto distruggere l’euro.
In quell’intervista, Borghi ha presentato i minibot alla stregua di strumenti pensati per mettere i soldi nelle tasche degli italiani, un “Uovo di Colombo”, ovvero “un sistema intelligente per rendere utilizzabile un credito che per ora non lo è”. Qualche esempio, riportato dallo stesso economista:
“Hai un credito Iva? Il fisco ti deve dei soldi? Non sei ancora riuscito a incassare gli importi che ti spettano per le ristrutturazioni che hai fatto? Sei una delle tantissime imprese che vantano crediti per lo Stato?” Ecco la ragione dei minibot. Che non sono però affatto una moneta parallela all’euro: “E chi lo dice, scusi? Già adesso esistono forme di controvalore che i cittadini scambiano e impegnano, normalmente, nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, cos’è un ticket restaurant, se non un titolo garantito con cui si possono comprare delle cose?”.
ECONOMISTA PUGLISI: INFLUENZA MALEFICA BORGHI-BAGNAI VERO RISCHIO PER NOSTRI CONTI PUBBLICI
Oltre che a scontrarsi con il parere contrario del Financial Times, lo schema dei minibot ha scatenato la perplessità di diversi economisti. Tra questi, anche di Riccardo Puglisi, professore associato di economia all’Università di Pavia.
Qui spiego qualche dettaglio su quella vaccata dei #MiniBothttps://t.co/UdOOrDkcdu
— Riccardo Puglisi (@ricpuglisi) May 18, 2018
Proprio Puglisi torna a parlare oggi di Borghi ma anche del ruolo che l’altro economista leghista, il presidente della Commissione di Finanze del Senato Alberto Bagnai, ricopre all’interno del governo M5S-Lega, con un articolo pubblicato sul suo blog.
In un momento in cui si parla e straparla di come il premier Giuseppe Conte sia diventato in modo quasi conclamato il premier fantoccio brurattino mosso dalle mani di Salvini, come qualcuno tra l’altro in Europa aveva già fatto notare, viene da chiedersi, leggendo l’articolo di Puglisi, se per caso Salvini non sia a sua volta un burattino manovrato dalla coppia Borghi Bagnai.
Puglisi ricorda la presenza di questo asse #NoEuro, costituito dai due consiglieri economici di Salvini Borghi e Bagnai per l’appunto (che Puglisi chiama linea BB), che si è finora contrapposto a una linea di politica economica più sensata e ragionevole, rappresentata dal Ministro dell’Economia Tria, dal suo Sottosegretario Massimo Garavaglia e dal Sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti (linea TGG).
Tuttavia ora, visto il successo della Lega alle elezioni europee dello scorso 26 maggio, c’è da pensare che la linea BB possa avere la meglio su quella più moderata TGG.
“Veniamo al dunque – scrive Riccardo Puglisi – a seguito del 34% ottenuto da Salvini e dalla Lega alle elezioni europee, l’influenza malefica di Borghi e Bagnai su Salvini -come fautori di una politica domandista basata sul deficit di bilancio e ultimamente golosa rispetto alla prospettiva di un’uscita dell’Italia dall’euro– risulta un fattore ancora più importante: è l’effetto leva dovuto al diverso peso dei due partiti dentro la coalizione di governo. Se ci pensate bene, è un meccanismo paragonabile alle scatole cinesi nei rapporti tra società controllante e società controllata: se la società ‘Lega’ prende il controllo della società ‘Governo’ a discapito della società ‘Grillolandia’ che prima deteneva la maggioranza assoluta, diventa ancora più rilevante capire chi controlla la società “Lega”.
I fatti parlano chiaro. “Purtroppo, le ultime dichiarazioni di Salvini dopo le elezioni europee sull’aumentare il deficit fregandosene delle regole europee e soprattutto della reazione dei mercati finanziari fanno pensare che l’influenza della malefica linea BB sia aumentata in maniera sensibile, rispetto alla linea responsabile TGG”.
Il professore dell’Università di Pavia lancia l’allarme sull’effetto che questa influenza malefica potrebbe avere sui conti pubblici, già nel mirino dell’Unione europea e dei mercati finanziari:
“Ricordiamocelo- stiamo parlando dell’influenza su un Salvini che ora vale il doppio nella società controllata chiamata “Governo””. Questo significa che “se non si pone rapidamente un freno a questo meccanismo di influenza della linea BB, le tentazioni a favore di eurexit e di una miracolosa spesa in deficit potrebbero fare molto male ai nostri conti pubblici, perché investitori e risparmiatori temono con preoccupazione crescente i due rischi di insolvenza e di ridenominazione sui titoli di stato”.
La decisione spetta a questo punto a Salvini, che deve decidere se continuare a sposare in modo plateale le teorie di Borghi e Bagnai, o tornare in sé. Così Puglisi conclude il suo articolo:
“Salvini ha (poco) tempo per ritornare su posizioni più sensate, ma le sue responsabilità politiche ed economiche sono sempre più pesanti”.