Azionario Asia paga watch list Trump contro 9 paesi e minaccia Cina di usare arma terre rare
Azionario asiatico sotto pressione, a causa delle ultime novità che sono emerse dal fronte della guerra commerciale. L’indice Nikkei 225 della Borsa di Tokyo è sceso dell’1,21%, Shanghai debole con +0,38%, Hong Kong -0,14%, Sidney -0,72%, Seoul -1,19%.
A fronte di Donald Trump, che si è detto nelle ultime ore non pronto a firmare un accordo con la Cina, Pechino ha minacciato di utilizzare l’arma delle terre rare contro gli Stati Uniti.
In che modo? Tutto è partito dal commento di un funzionario, riportato dalla CCTV, secondo cui i prodotti fabbricati con le terrerare non dovrebbero essere utilizzato contro lo sviluppo dell’economia cinese. Il riferimento è a quei minerali che sono considerati cruciali per la tecnologia Usa, in quanto vengono utilizzati nella creazione di diversi prodotti oltre che nelle raffinerie di petrolio.
L’effetto della minaccia – considerata comunque velata – è stato visibile soprattutto in Borsa: a Shanghai i titoli del settore hanno segnato un rally, con JL Mag Rare-Earth +10% e Innuovo Technology in balzo del 9,95%. Molto bene anche il titolo dell’australiana Lynas, che ha guadagnato oltre +10%.
Dal canto suo, l’amministrazione Usa ha inserito la Cina in una lista di osservazione che a suo avviso rischierebbero di essere accusati di manipolazione delle proprie valute.
Una watch list, a cui sono stati aggiunti anche i nomi della Germania, dell’Irlanda, dell’Italia, del Giappone, della Corea del Sud, della Malesia, di Singapore e Vietnam.
I nomi sono stati resi noti dall’amministrazione Usa al Congresso nella giornata di ieri e si riferiscono a tutti quei paesi il cui surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti è attentamente monitorato.
Successivamente all’annuncio, diverse valute dei paesi inseriti nella lista sono scese.
Lo yuan cinese onshore, per esempio, ha riportato una flessione a 6,9134 nei confronti del dollaro, mentre lo yuan offshore si è indebolito a 6,9274.
Il won sudcoreano, che ha perso parecchio dall’inizio dell’anno a causa dei timori legati alla solidità sia dell’economia sudcoreana che globale, è scambiato a 1.193,73 contro il dollaro, mentre il ringgit malesiano è calato a 4,1940.
Nessun calo invece per l’euro e lo yen. Il primo è in lieve rialzo sul dollaro a $1,1164, mentre la valuta nipponica sale a JPY 109,32 rispetto ai JPY 109,5 della sessione precedente.