Elezioni europee: europeisti tengono all’avanzata sovranisti. Ma in Italia trionfa Salvini
Elezioni europee: il dado è tratto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: forte calo del partito dei Ppe che, pur restando primo partito dell’emiciclo con 179 seggi, accusa una perdita di 38 seggi rispetto a quelli al momento detenuti, pari a 217; in perdita anche i Socialisti e Democratici (S&d), che con 150 seggi ne perdono 37 rispetto ai 187 di oggi.
Servono almeno 376 voti, la metà più uno dei 751 seggi totali dell’Europarlamento, per “eleggere” il prossimo presidente della Commissione europea, e poi dare la fiducia a tutto il suo Esecutivo. Questo significa che i primi due partiti dovranno necessariamente trovare un’alleanza per raggiungere la maggioranza in Parlamento.
Si prevede un’intesa con i liberali dell’Alde (che includono il movimento del presidente francese Emmanuel Macron), che hanno segnato l’avanzata più forte, con 107 seggi (+39).
In ascesa anche i Verdi con 70 seggi (+18) e il gruppo di estrema destra Enf (in cui siedono la Lega e Marine Le Pen) con 58 seggi (+21).
Tra gli altri risultati di queste elezioni europee del 2019, l’Efdd (con dentro il M5s) ha beneficiato del successo del partito della Brexit di Nigel Farage ottenendo 56 seggi (+15).
In forte calo i Conservatori dell’Ecr con 58 seggi (-18), e la Sinistra unitaria europea (Gue) con 38 seggi (-14)”.
I sovranisti di Salvini-Orban-Le Pen mettono a segno un’avanzata indiscutibile. Tuttavia, non si può dire che sfondino al punto da cambiare la natura del Parlamento europeo.
“La maggioranza resta ai partiti europeisti”. Così commenta per esempio Sole 24 Ore l’esito delle elezioni europee.
“Per l’Europa non è il terremoto temuto: crescono i partiti populisti – non abbastanza da ribaltare i rapporti di forza – e tiene il fronte europeista. Nel Parlamento Popolari e Socialisti rimangono prima e seconda forza ma perdono seggi: 5 anni fa ne avevano 219 i Popolari e 189 gli S&D, mentre secondo le ultime proiezioni ne avrebbero rispettivamente 179 e 152. Non hanno più da soli la maggioranza (il quorum è 376 seggi): possibile un’alleanza con i liberali dell’Alde, che salgono da 68 a a 105 seggi, o con i verdi che balzano a 67″.
ELEZIONI IN ITALIA, IL COMMENTO: SALVINI LANCIA OPA SUL CONTRATTO
Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, qui gli effetti del trionfo dei sovranisti si faranno sicuramente sentire nelle scelte del governo M5S-Lega.
La Lega è il primo partito in Italia, mentre il Pd supera il M5S.
Il partito di Matteo Salvini, quando sono state scrutinate 49.168 su 61.576 (oltre due-terzi), E stando ai dati pubblicati dal Viminale, si aggiudica il 34,4% con 7.064.904 di voti.
Secondo partito è il Pd con 23,3% e 4.792.147 voti.
I Cinque Stelle invece quasi dimezzano il risultato delle politiche di soli dodici mesi fa: 16,5% pari a 3.399.035 voti.
Forza Italia di Silvio Berlusconi si aggiudica l’8,4%, con 1.742.192 voti. Fratelli d’Italia ottiene il 6,4% con 1.316 974 voti.
Salvini, vicepremier del governo M5S-Lega e leader del Carroccio, commenta a caldo il risultato elettorale, scrivendo su Twitter «Una sola parola: Grazie Italia!», per poi, parlando da Milano, aggiungere:
“Chiedo un’accelerazione sul programma di governo. A livello nazionale non cambia nulla- Siamo il primo partito in Italia, adesso si cambia in Europa”.
L’altro vicepremier, il grande sconfitto leader del M5S Luigi Di Maio, dà la colpa alla bassa affluenza:
“Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma ora testa bassa e lavorare. Restiamo comunque ago della bilancia in questo governo. Da qui in avanti più attenzione ai territori”.
Così invece il leader del Pd, Nicola Zingaretti: “Molto soddisfatti per l’esito elettorale, la scelta della lista unitaria è stata vincente. Il bipolarismo è tornato a essere centrato sulla presenza del Pd”.
Nel commentare il ribaltone del governo M5S-Lega, il Corriere della Sera scrive un articolo così intitolato: “Elezioni europee 2019, equilibri ribaltati nel governo gialloverde Salvini lancia l’Opa sul contratto”, mettendo in evidenza che, in questa nuova situazione che si è venuta a creare, “Conte è consapevole di non avere pressoché margini per svolgere il suo ruolo di «mediatore» — peraltro già contestato dal Carroccio — né di avere strumenti per resistere alle pressioni di Salvini”.
Di conseguenza, “visto il successo elettorale, il Carroccio si appresta a una competizione a tutto campo con il Movimento : in termini di programmi però, non certo di poltrone. Il che rende tutto molto più complicato, siccome l’obiettivo leghista non sarà il rimpasto, ma lanciare un’Opa sulla coalizione.”.
Riferendosi al nuovo ruolo di Matteo Salvini, il quotidiano fa notare: “Il segretario del Carroccio può vantare oggi una presa ferrea sul suo gruppo dirigente, ma per evitare la crisi di governo e non riconsegnarsi al vecchio centrodestra, dovrà portare risultati: la Tav, l’autonomia regionale, la separazione delle carriere dei magistrati, una politica economica centrata sulla riduzione delle tasse e che dovrà essere «prioritaria» rispetto alle richieste dei grillini. È su questi punti che ieri ha ricevuto il voto di «fiducia» dagli elettori, e non potrà fallire”.