Deutsche Bank verso ‘tagli pesanti’, titolo a minimo record. Intanto Commerzbank ‘snobba’ UniCredit & Co. e parla di rischio Italia
Titolo Deutsche Bank scivola a un nuovo minimo record nella sessione odierna, in calo di oltre -2% – sulla scia dell’incertezza sul suo futuro, tornata protagonista oggi, in occasione dell’assemblea annuale degli azionisti.Le azioni della prima banca in Germania, reduce dal flop delle trattative per una fusione con la rivale Commerzbank, sono scese al valore più basso di sempre, a 6,35 euro, alla borsa di Francoforte.
Focus sulle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato Christian Sewing, che ha annunciato un round di tagli pesanti, nell’ambito di un piano volto a ridurre la propria divisione di investment banking, che continua a confermarsi il suo tallone di Achille.
Sewing ha precisato che la banca accelererà la propria trasformazione, “concentrandosi in modo rigoroso sui business in crescita e redditizi, che sono particolarmente importanti per i nostri clienti”. L’AD ha aggiunto: “Siamo pronti a lanciare tagli pesanti”, senza specificare tuttavia quale delle sue divisioni sarà maggiormente colpita.
Il titolo Deutsche Bank sconta anche il giudizio, arrivato lo scorso lunedì, degli analisti di UBS, che hanno rivisto al ribasso il rating sul titolo da “neutral”a “sell”, tagliando contestualmente anche il target sul prezzo, da 7,80 a 5,70 euro. Secondo UBS, la banca avrebbe beneficiato in misura importante di un matrimonio con Commerzbank.
Dal canto suo Commerzbank ieri ha reso noto agli azionisti di preferire al momento una soluzione “stand-alone”: di essere, più precisamente, aperta all’opzione di una operazione di M&A ma di non considerarla allo stesso tempo una necessità impellente.
L’AD Mark Zielke – riporta oggi Il Sole 24 Ore – ha gettato acqua sul fuoco su Ing, confermando di aver avuto due incontri con l’ad del colosso olandese ma dicendo anche di aver incontrato tanti altri ad di altre grandi banche: e comunque, ha messo in chiaro, non c’è un’offerta concreta Ing sul piatto”.
“In quanto a UniCredit – si legge nell’articolo de Il Sole 24 Ore – ai margini dell’assemblea è stato ricordato come HVB sia stata ridimensionata a banca regionale dopo il take over italiano e che Commerz, che finanzia le Pmi tedesche nel mondo per un terzo dell’export, non vuole di certo fare quella fine. La parola ‘Italia’ è stata menzionata in assemblea in riferimento al rischio sovrano e ai titoli di Stato italiani detenuti da Commerz, che alla fine del primo trimestre 2029 ammontavano a 8,7 miliardi. Questa esposizione, se sommata a quella di DB, sarebbe stata modestissima rispetto al capitale prudenziale, ha precisato una portavoce”.
Da segnalare che lo scorso 20 maggio Lettera43 ha riportato la notizia relativa all’intenzione delle fondazioni bancarie azioniste di Unicredit di “mettere i bastoni tra le ruote a Jean Pierre Mustier”.
“Per Crt, Cariverona e Cassamarca l’istituto di piazza Gae Aulenti è tornato a essere una gallina dalle uova d’oro (la cedola annua oscilla tra i 20 e i 10 milioni di euro) e proprio per questo i progetti del banchiere francese suscitano «molta apprensione». Giovanni Quaglia (Crt), Alessandro Mazzucco (Cariverona) e Luigi Garofalo (Cassamarca) non sono contrari a priori a un’operazione transfrontaliera che allarghi i confini di Unicredit (come l’acquisizione di Commerzbank) ma ne temono le ripercussioni negli ambiti che a loro più interessano”.
In particolare, le fondazioni hanno espresso i loro timori sulla “redditività si legge nell’articolo di Lettera43.it – e in quest’ottica hanno criticato in camera caritatis la scelta di Mustier di privarsi di partecipazioni molto ricche come Fineco o di sistema, come potrebbe essere la ventilata cessione della quota in Mediobanca, che vogliono dire potere sul territorio. Senza contare che un turnaround di una realtà tanto complessa come Commerzbank comporterebbe tempi lunghi, che finirebbero per ridurre le cedole e la presenza in Italia di Unicredit”.