Boccia a governo: ‘basta facili promesse, recuperare senso sacrificio’. Conte: ‘ferocemente determinati a crescere oltre +0,2%’
Ora basta promesse: ricorrere piuttosto al pragmatismo per rilasciare la crescita dell’economia italiana. In occasione dell’assemblea annuale di Confindustria, il numero uno Vincenzo Boccia presenta la ricetta che, a suo avviso, dovrebbe essere adottata per far ripartire l’Italia. Italia, sottolinea, che “non riparte con lo slancio dovuto, necessario”, considerata la “crescita piatta”.
Numeri alla mano, Boccia ricorda che “a fine marzo abbiamo parlato di crescita zero”, e “pochi giorni dopo il governo ha di fatto confermato la previsione ponendo la crescita allo 0,2 per cento. La Commissione Europea stima lo 0,1”. L’allarme crescita torna sotto i riflettori, all’indomani delle previsioni economiche dell’Ocse che, pur se riviste al rialzo, comunque prevedono per quest’anno, per il paese, una stagnazione.
Boccia invita ad “agire” con “un percorso guidato dalla visione di quello che l’Italia è, ma che non riesce ancora ad esprimere, e di quello che potrebbe essere se smettesse di rincorrere facili promesse e recuperasse il senso dell’impegno e del sacrificio”.
L’importante, sottolinea, è far leva sull’unità tanto che, nello spiegare il ruolo di Confindustria, il presidente dell’associazione italiana degli industriali rilancia:
“Non siamo nè maggioranza, nè opposizione. Nè popolari, nè socialisti o populisti. Siamo italiani, siamo imprenditori, siamo Confindustria. L’oggi è complesso: servono visione e coraggio. Serve sfuggire alla trappola dei tatticismi”.
Per questo, “oggi Confindustria propone al governo del Paese e alle opposizioni di collaborare tutti insieme per impostare una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione. Pragmatismo nelle scelte, non ideologiche, ma di buon senso e visione prospettica. Possiamo evitare un autunno freddissimo per la nostra economia se costruiamo un programma serrato che faccia radicalmente mutare la percezione sull’immobilità dell’Italia e che ci permetta di affrontare il confronto con i partner europei sul bilancio e sul debito da pari a pari, forti di un progetto credibile e concreto”.
Un progetto che “sia un vero e proprio atto di generosità da dedicare ai ragazzi che vogliono e hanno diritto di vivere e lavorare in Italia per il futuro di tutti noi”. Perchè “in una società complessa, nè governo, nè imprese sono autosufficienti. Da soli possiamo fare tanto, ma da soli non ce la faremo”.
A conferma del sostegno al pragmatismo, Boccia presenta il decalogo anti-spread e pro-crescita per l’Italia.
La sfida viene accettata dal premier Giuseppe Conte, che prende la parola poco dopo, e che afferma che nel governo “siamo ferocemente determinati a superare il livello di crescita del Pil dello 0,2% indicato prudentemente nel Def”. Conte esprime la convinzione che “i provvedimenti in cantiere ci consentiranno di poter crescere”, e conferma: “Siamo fermamente convinti che l’Italia possa farcela”.
Il presidente del Consiglio ringrazia gli imprenditori: “È grazie al vostro lavoro quotidiano – fa notare – che l’Italia siede al G7. Vi ringrazio per l’impegno e la dedizione con cui contribuite ogni giorno alla crescita del Paese”.
Dal canto suo, nel suo discorso, Boccia lancia un chiaro appello al premier: “Signor presidente del consiglio, ci renda protagonisti da italiani della più grande stagione riformista europea. Il nostro Paese viene descritto come guidato da euroscettici o antieuropei. Chieda più Europa, ma migliore. Chieda un’Europa più forte in politica estera, più coraggiosa in politica economica, più solidale nelle politiche migratorie. Chieda un’Europa più unita”.
Ma riguardo ai vincoli Ue su deficit e debito, più che un appello quello di Boccia è un avvertimento:
“Su alcuni punti c’è un convergenza su altri c’è divergenza, come è accaduto con tutti i governi. Siamo molto chiari nelle nostre idee e proposte, su alcune cose c’è una convergenza. E’ importante cominciare a pensare alla crescita e alla questione sociale insieme, mi sembra questo il messaggio. Su altri aspetti, chiaramente, come lo sforamento del 3% del deficit-Pil solo per spese ordinarie non eravamo d’accordo il 3 dicembre e lo abbiamo detto insieme a 11 organizzazioni imprenditoriali e lo ribadiamo adesso perchè significa solo aumentare il debito pubblico”.