Finanza Notizie Italia Disastro CdM, guerra di nervi su decreto sicurezza. E Tria fredda M5S e Lega su RdC e flat tax

Disastro CdM, guerra di nervi su decreto sicurezza. E Tria fredda M5S e Lega su RdC e flat tax

21 Maggio 2019 09:48

Disastro CdM: il consiglio dei ministri si chiude con un nulla di fatto, dopo una riunione fiume durata tre ore, sia sul decreto sicurezza che sul decreto per la famiglia.

Il decreto sicurezza, in particolare, si conferma pomo della discordia tra il premier Giuseppe Conte e il vice, ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini.

Conte fa notare che sulla proposta del Viminale pesano dubbi non solo del governo, in particolare su migranti e sicurezza urbana, ma anche del Quirinale.

Sul decreto famiglia arriva tra l’altro anche il commento del ministro dell’economia Giovanni Tria che, in un intervento alla trasmisssione Agorà su Rai Tre, spiega che ieri al CdM, il governo ha optato per il rinvio, in merito all’ipotesi di destinare i fondi risparmiati sul reddito di cittadinanza a favore delle famiglie.

Tria ha detto tra l’altro sul “miliardo di euro ipotizzato dal vicepremier Luigi Di Maio”, che “non sappiamo cosa sia”. Dichiarazioni che mettono ancora più in evidenza tutte le incongruenze del governo giallo-verde.

In ogni caso, precisa il ministro, “se si spenderà meno di quanto preventivato si saprà a fine anno, non adesso”, ed è “chiaro che queste minori spese non possono essere portate all’anno successivo. Per adesso le coperture non sono state individuate”.

Ma Tria fredda anche i sogni di Salvini, sottolineando, nello stesso intervento, che la flat tax non può essere fatta tutta insieme.

“Si può fare facendo delle scelte conseguenti dal lato della spesa. Bisogna vedere come viene fatta e e quale sia il percorso per fare questa riforma fiscale” ma “è chiaro che non potrà essere fatta tutta insieme”.

Il punto, precisa il ministro, è che “bisognerà studiare tecnicamente un disegno che sia sostenibile e efficiente, e poi la decisione sulla flat tax dipende da altre decisioni correlate: la legge di Bilancio e la politica economica devono essere un tutt’uno coerente, non si fanno a pezzi”.

Tria non si limita a frenare sui singoli piani relativi ai cavalli di battaglia del M5S e della Lega, rispettivamente il reddito di cittadinanza e la flat tax.

Il ministro ‘tradisce’ anche i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini laddove afferma, pur precisando che si tratta di una sua “posizione scientifica”, una sua “opinione sulla composizione del prelievo fiscale”, che sarebbe “meglio avere più imposte indirette, come l’Iva, e meno dirette come l’Irpef”.

Sempre ad Agorà il ministro tiene a puntualizzare che questa sua opinione, in ogni caso, “non ha niente a che vedere con l’ammontare delle tasse”.

Ancora, l’economista rilascia un commento sulla dinamica dello spread e sui conti pubblici, sottolineando che “maggior deficit significa prendere denaro a prestito” e che “il deficit significa che qualcuno sia disponibile a prestarci del denaro a quel tasso di interesse”, facendo l’esempio che fare un deficit per 2-3 miliardi in più può rivelarsi inutile se poi per fare questo bisogna fare interessi aggiuntivi per 2-3 miliardi.

Sullo sfondo, è caos governo, con i principali quotidiani italiani che alimentano più di un dubbio sulla tenuta dell’alleanza M5S-Lega. 

Si parla di avviso di sfratto a Giuseppe Conte, in particolare, da parte della Lega, sempre più insofferente alla presunta incapacità del premier di essere super-partes, come ha fatto notare nelle ultime ore il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. E Giorgetti  torna protagonista anche oggi, con il quotidiano la Repubblica che riporta le sue ultime dichiarazioni:

“A chi mi dice che la stabilità è comunque un valore dico che la stabilità non può essere parente dell’immobilismo. Ha senso se il governo produce, ma se è immobile e non produce niente di buono, allora la stabilità non può essere associata a un valore positivo. Lo ha se il governo assume un connotato riformatore”.

In tutto questo, il premier finisce anche nel mirino delle opposizioni. 

in un’intervista a Quarta Repubblica su Rete 4, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi dice chiaramente che Conte “comunica bene però certe volte vuole farsi passare per un presidente vero quando in realtà è solo un burattino nelle mani dei due vicepresidenti”.

Ancora più severo l’ex premier Matteo Renzi: “Ritengo Giuseppe Conte un disastro: un uomo che, con la compiacenza di certa stampa, sta svilendo il ruolo di primo ministro della terza economia europea”. 

“L’Italia non conta più una coppa, Conte non è degno di rappresentare il paese, non perché non è stato eletto ma perché non sa di cosa sta parlando”, mentre il vicepremier Luigi Di Maio viene bollato “alias l’incompetente”.