Produzione industriale si raffredda a marzo, ma saldo 1° trimestre rimane incoraggiante
Stop per la produzione industriale italiana a marzo. I dati istat, dopo i balzi di gennaio e febbraio, segnalano un calo dello 0,9% rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre dell’anno corrente, il livello destagionalizzato della produzione aumenta dell’1,0% rispetto al trimestre precedente. I dati Istat certificano quindi uno stop del trend di ripresa evidenziato a gennaio e febbraio contribuendo all’uscita dalla recessione tecnica.
“Nonostante la flessione registrata a marzo, il primo trimestre dell’anno corrente si conclude con una variazione della produzione industriale ampiamente positiva rispetto al precedente, la prima dal quarto trimestre 2017”, commenta l’Istat.
Il primo trimestre 2019 si chiude con una crescita della produzione industriale dell’1% rispetto ai tre mesi precedenti.
Codacons e UNC in coro: dati pessimi
Numeri che allertano le associazioni dei consumatori. “Il calo su base annua del -1,4% registrato a marzo rappresenta un campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato – afferma il Codacons. “Ciò che preoccupa in modo particolare è il forte calo dei beni di consumo, che rispetto all’anno precedente scendono del -1%, arrivando a calare del -2,4% per quanto riguarda i beni durevoli – spiega il presidente Carlo Rienzi – Dati che non possono essere sottovalutati, perché rispecchiano l’andamento dei consumi delle famiglie ancora estremamente incerto, con i consumatori che rimandano al futuro gli acquisti, specie quelli di beni durevoli, con effetti negativi diretti sull’industria e sulla produzione”.
“Dati pessimi – rilancia Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Una dimostrazione di come il Paese ancora arranchi”. “Il vero problema è che per tornare ai valori pre-crisi serviranno secoli se, invece di fare passi avanti, facciamo come i gamberi. Rispetto al marzo 2008, la produzione totale è ancora inferiore del 20,1%, un quinto. Per i beni durevoli, poi, c’è ancora un gap del 26,2%, oltre un quarto” conclude Dona.
I dati di marzo: giù beni di consumo ed energia
L’indice destagionalizzato mensile mostra un modesto aumento congiunturale solo per i beni strumentali (+0,1%); diminuzioni si registrano invece per i beni di consumo (-2,3%) e, in misura più lieve, per l’energia (-0,4%) e per i beni intermedi (-0,3%). Corretto per gli effetti di calendario, a marzo 2019 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali dell’1,4% (i giorni lavorativi sono stati 21, contro i 22 di marzo 2018).
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a marzo 2019 un aumento tendenziale esclusivamente per i beni strumentali (+1,2%); al contrario, una marcata diminuzione contraddistingue l’energia (-5,9%), mentre diminuiscono in misura più contenuta i beni intermedi (-1,9%) e i beni di consumo (-1,0%).
I settori di attività economica che registrano le variazioni tendenziali positive più rilevanti sono le attività estrattive (+5,7%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+3,3%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,7%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,0%), nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-6,7%) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-5,2%).