Facebook rischia una multa record da 3 a 5 miliardi di dollari per uso improprio dati personali
Facebook rischia una multa record da 3 a 5 miliardi di dollari negli Stati Uniti per il suo uso controverso dei dati personali. Nonostante gli scandali, in primis quello di Cambridge Analytica, il re dei social network continua a macinare fatturato e a raccogliere nuovi utenti. Così rassicurati, gli investitori si sono fiondati sul titolo, che nella sessione after-market di Wall Street è balzato in avanti del 7,6% e rimane sostenuta nella sessione pre-market con un +7,40%.
Facebook ha accantonato 3 miliardi di dollari in vista di una probabile sanzione da parte dell’Agenzia federale per la regolazione del commercio, la FTC. Una cifra che potrebbe però raggiungere anche i 5 miliardi di dollari. Il gruppo guidato da Mark Zuecherberg verrebbe multato per aver violato un accordo sulla pricavy del 2011, con cui il social network si impegnava a rispettare i dati personali e la trasparenza del loro utilizzo a scopi pubblicitari. La FTC aveva ha però indagini dopo lo scoppio nel marzo 2018 dello scandalo sulle perdite di dati a Cambridge Analytica. L’indagine è ancora in corso e al momento non c’è alcuna certezza sulla cifra e sulla data di un possibile accordo con la FTC per chiudere il caso, evitando il processo.
Nonostante gli scandali, Facebook ha dimostrato ancora una volta al mercato di essere ancora forte, riportando nei primi tre mesi dell’anno un fatturato in crescita del 26% a 15,1 miliardi di dollari, oltre le aspettative degli analisti ferme a 14,98 miliardi. Il numero di utenti mensili attivi è di 2,38 miliardi, in aumento dell’8%. Il gruppo calcola che 2,7 miliardi di persone usano Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp ogni mese.
Tuttavia, guardando più da vicino i conti di Facebook emerge un rallentamento della crescita. Lo scorso anno allo stesso tempo, il fatturato era salito del 49% rispetto all’anno precedente, mentre il numero di utenti mensili era cresciuto del 13%. Senza contare il calo dell’utile (-51%) a 2,43 miliardi, dai 4,9 miliardi del gennaio-marzo 2018, proprio a causa dell’accantonamento dei 3 miliardi per pagare la maxi multa in arrivo dagli Usa.