Def, in vista maxi downgrade del Pil: crescita solo +0,1% in 2019, deficit-Pil al 2,4%
I nodi vengono al pettine, direbbe qualcuno. Ma un downgrade del genere sciocca anche i più scettici nei confronti del governo M5S-Lega. Finora si tratta di rumor, snocciolati da Reuters e finiti nella prima pagina del Sole 24 Ore. Ma, se dovessero essere confermati nel Def che l’esecutivo giallo-verde si appresta a varare nelle prossime settimane, metterebbero in serio pericolo la credibilità di Palazzo Chigi. Altro che +1% programmato a dicembre, nel corso delle trattative sulla manovra intavolate con Bruxelles: un target dell’1% che non senza sforzi Bruxelles era riuscita a far abbassare da quello inizialmente previsto dalla nota di aggiornamento al Def, che puntava addirittura a una crescita dell’1,5%. Reuters riporta, sulla base di alcune fonti, che il ministro dell’economia Giovanni Tria sarebbe pronto a tagliare le stime di crescita del Pil italiano per il 2019 ad appena +0,1%, a fronte di un Pil programmatico fissato in precedenza a +1%.
Proprio per la crescita minore, il rapporto deficit-Pil dovrebbe essere rivisto al rialzo dal 2,04% al 2,4% del Pil (proprio il target pomo della discordia che aveva provocato lo scontro con l’Unione europea nel corso delle trattative sulla legge di bilancio).
Da ricordare che il target deficit-Pil era stato stabilito in base a una crescita prudenziale dello 0,6%. La fonte di Reuters ha confermato tuttavia la fiducia del governo nel decreto crescita, precisando che la misura potrebbe portare il Pil a crescere dello 0,2% e a tagliare il deficit al 2,3%.
Idem i rumor del Sole 24 Ore: “Def, crescitaferma a +0,1% e deficit verso quota 2,4%”, è il titolo dell’articolo. “La crescita di quest’anno, secondo gli ultimi dati elaborati dal Mef, si ferma allo 0,1%, contro l’1% programmato a dicembre”. Sono questi, quelli del Pil e del deficit Pil, “i due numeri chiave con cui il Documento di economia e finanza certificherà gli effetti della frenata congiunturale e le sue ricadute sulla finanza pubblica. Il quadro tendenziale, precisa il Sole, “è ancora provvisorio, anche perchè prima dell’appuntamento del 10 aprile con il consiglio dei ministri sono attesi dall’Istat i dati con l’aggiornamento dei conti trimestrali della Pubblica amministrazione e la produzione industriale di febbraio. ma i ritocchi difficilmente potranno essere superiori al decimale, verso uan crescita allo 0,2% e un deficit al 2,3%, anche alla luce degli ultimi calcoli sulla spesa per interessi con uno spread che rimane alto (ieri ha chiuso a 248) ma 20-30 punti sotto i livelli presi a riferimento a dicembre”.
E viene pensare alle parole di Paolo Savona, da qualche giorno insediato alla presidenza della Consob, che da ministro degli Affari europei se l’era presa con i pessimisti, e con la stessa Bankitalia, che aveva osato rivedere le proprie stime di crescita da +1% precedente a +0,6%. Come aveva fatto d’altronde prima il Fondo Monetario Internazionale. La Commissione europea aveva fatto poi peggio, sforbiciando quelle previsioni dal +1,2% precedente al +0,2%.
“Inaccettabile subire una nuova recessione, soprattutto se indotta dall’esterno, poichè esistono gli strumenti per farle fronte, ovvero gli investimenti”, aveva detto l’ex ministro.
“Non siamo deterministici, se parte una recessione si può fare qualcosa“, insiste, spiegando che “la crescita sarà quella che la collaborazione tra i paesi europei saprà darsi, e non quella delle previsioni basate su strumenti palesatisi obsoleti”.
Savona aveva definito la stessa stima di Bankitalia sul Pil italiano “inaccettabile”.
“Io dico sempre che il futuro ce lo dobbiamo costruire noi. La crescita dello 0,6 è se non si fanno gli investimenti. Ma se riusciamo a mobilitare gli investimenti, cresceremo più dello 0,6%. Se gli investimenti saranno aumentati dell’1% riusciremo a spostare il Pil in dodici mesi dell’1%”.