Pernigotti a rischio spezzatino: cinque le offerte più interessanti, confermata cessione gelati
Reindustrializzazione e cessione del comparto gelati, in una sola parola spezzatino è quello che si prospetta per il futuro della Pernigotti come è emerso dall’incontro che si è tenuto a Roma al ministero del Lavoro. Presenti al tavolo di confronto anche il sindaco di Novi Rocchino Muliere, il sottosegretario e vice capo di Gabinetto del Mise, Giorgio Sorial e il capogruppo alla Camera dei Deputati di Leu, Federico Fornaro.
La crisi della Pernigotti e la promessa di reindustrializzazione
Era il 6 novembre scorso quando il gruppo turco Toksoz, proprietario dell’azienda, annunciò la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure, un fulmine a ciel sereno per circa 100 lavoratori. A febbraio è stata firmata la cassa integrazione per 92 dipendenti e il governo è riuscito a strappare ai turchi la reindustrializzazione dello stabilimento. Al tavolo di confronto di ieri l’advisor incaricato d’individuare manifestazioni d’interesse, Sernet ha indicato l’attuale situazione: oggi sono tredici i soggetti interessati alla Pernigotti. Tra le offerte presentate, tutte in fase avanzata di valutazione e provenienti da soggetti italiani, cinque le manifestazioni ritenute molto interessanti e che vedono i soggetti proponenti già impegnati nell’elaborazione del piano industriale. Così rende noto il Mise al termine dell’incontro.
La proposta più concreta per la reindustrializzazione dello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure sarebbe quella della piemontese Laica che avrebbe messo sul tavolo un’offerta per l’acquisizione dei rami cioccolato e torrone, con un piano industriale che guarda al triennio 2020-2022. Confermata la cessione del comparto gelati che non toccherà i lavoratori essendo riferita al logo, alle ricette e ai commerciali. In tal caso la partita si gioca tra due aziende, ma l’identità di queste per ora è segreta. Oltre alla Laica tra i nomi che hanno presentato le offerte per lo stabilimento di Novi Ligure figurano quello di un fondo indiano della famiglia Chadaria con sede a Ginevra e partecipazioni in 1.200 aziende nel mondo, la Spes di Torino, cooperativa sociale attiva nella produzione e commercializzazione del cioccolato, la cremonese Sperlari, brand di caramelle e torroni, di proprietà della tedesca Katjes International Gmbh. Dalla corsa per i gelati si è dichiarata fuori invece Unigel, azienda di Crema specializzata nella produzione per marchi storici della grande tradizione artigianale italiana. Una cosa è certa, come fa sapere la stessa Pernigotti ai sindacati via mail: il 30 aprile la vendita sarà ufficializzata.
La preoccupazione dei lavoratori
A breve quindi dovrebbe essere comunicato il nome del possibile acquirente, che potrà decidere se continuare a produrre a Novi o trasferire l’attività altrove. Alla base della decisione di vendere, ha fatto sapere l’azienda, c’è la necessità di fare cassa. Nello stabilimento di Novi Ligure intanto sono al lavoro una trentina di persone che dovrebbe proseguire a produrre i cioccolatini fino al 14 aprile. Sono loro che attendono la decisione con maggiore impazienza. “La nostra priorità che lo ‘spezzatino’ indebolisca il meno possibile il sito produttivo di Novi” ha detto all’Ansa il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere. Il tavolo di confronto è stato aggiornato al 29 maggio prossimo.
Nel frattempo la vicenda Pernigotti ha spinto il governo a voler introdurre una Legge Pernigotti, un disegno di legge per la tutela dei marchi storici, salutato con favore dalla Coldiretti. Per ora di concreto non v’è nulla ma recentemente il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha spiegato che «nel provvedimento sulla crescita proteggeremo i marchi storici, perché se stiamo andando verso una congiuntura globale con un indebolimento dell’economia dobbiamo proteggere i nostri marchi storici del made in Italy ed evitare che finiscano in mani straniere. Queste norme saranno nel provvedimento sulla crescita, che si chiamerà Legge Pernigotti, perché ci permetterà di proteggere marchi come quello che in passato sono finiti in mani straniere e invece noi vogliamo che restino in Italia».