Intelligenza Artificiale: sviluppo in Europa potrebbe aggiungere circa 2.700 miliardi di euro al PIL
Quando si parla di Intelligenza Artificiale il timore principale che emerge riguarda il settore lavorativo ma se gestita sapientemente, in Europa la sfida dell’AI, potrebbe al contrario portare alla creazione di nuovi posti di lavoro, compensando quelli che verranno trasformati dalla diffusione di queste tecnologie. Così l’ultimo report di McKinsey & Company dal titolo “Notes from the AI frontier: Tackling Europe’s gap in digital and AI”, che rileva come l’Europa abbia il potenziale per colmare il divario che la separa dai Paesi leader mondiali – in primis USA e Cina – nell’implementazione delle tecnologie digitali e nello sviluppo e adozione dell’intelligenza artificiale.
Intelligenza Artificiale in Ue: i risvolti sul PIL e il lavoro
In particolare, lo studio afferma che se i 28 Paesi europei sviluppassero l’attuale potenziale delle soluzioni di AI e lo diffondessero sul territorio, l’intero continente potrebbe accrescere di circa 2.700 miliardi (+19%) il proprio PIL entro il 2030, con ricadute positive anche sull’occupazione. L’Europa conta il 25% di startup in ambito AI nel mondo, ma è in ritardo sia per quanto riguarda gli investimenti, sia relativamente alla diffusione. Il capitale investito pro-capite è pari a 220 Euro in USA, mentre in Europa varia dai 3 Euro in Italia, ai 58 Euro in Finlandia, fino ai 123 Euro in Svezia e meno della metà delle aziende europee ha adottato una tecnologia di AI e per la maggior parte si tratta di progetti ancora in fase pilota.
Il report di McKinsey sottolinea così che le aziende europee sono in ritardo nell’adozione di soluzioni basate su big data e advanced machine learning, che sono alla base dell’AI, con un utilizzo inferiore al 12% rispetto alle loro controparti statunitensi. Inoltre, solo il 5% delle aziende europee che implementa soluzioni AI utilizza questi strumenti in circa il 90% della propria organizzazione (contro l’8% negli Stati Uniti). In media, il divario in ambito AI tra Europa e Stati Uniti è pari a circa il 30%.
Quanto ai Paesi, le differenze geografiche evidenziano un’Europa a due velocità: da una parte il nord, con la Scandinavia allo stesso livello degli Stati Uniti e il Regno Unito a un passo dai primi in classifica, dall’altra parte il sud dove il gap rispetto agli USA tocca il 22%. Se anche questo ritardo potesse essere superato, nel prossimo decennio i Paesi europei sarebbero in grado di aggiungere al PIL complessivo un ulteriore mezzo punto l’anno, pari a 900 miliardi di euro, per un totale di 3.600 miliardi di euro entro il 2030.
Le cinque priorità per l’Ue
Al fine di aumentare e colmare il divario con i leader mondiali, secondo il report l’Europa dovrà concentrarsi su cinque priorità:
• continuare a sviluppare un ecosistema dinamico di startup in ambito deep tech e AI che utilizzano l’intelligenza artificiale per creare nuovi modelli di business;
• le imprese esistenti devono accelerare la propria trasformazione digitale e abbracciare l’innovazione;
• il mercato unico digitale deve essere completato;
• le imprese devono favorire l’emergere di talenti e l’acquisizione delle competenze necessarie per la trasformazione;
• l’Europa deve saper rispondere presto e con coraggio alle sfide, favorendo le logiche di apertura e collaborazione che sono alla base delle esperienze vincenti di ecosistema.